Immobile, in piedi, in fretta (Maggio 2017)

Uno sguardo sui movimenti del cuore di una madre
“Signore, nostro Dio, degnati di vedere e di benedire tutti i gesti delle donne che onorano in questo mondo la fragilità dei corpi che esse circondano di dolcezza e di onore” (Via Crucis al Colosseo, 2017). La francese Anne-Marie Pelletier, biblista e madre di famiglia, scelta dal Papa per meditare la Via Crucis di quest’anno, ripercorre la via del Calvario piegandosi sui dolori attuali dell’umanità e facendoci entrare nel Cuore della Madre di Dio. “In piedi, lei non diserta. Stabat Mater. Nel buio, ma con certezza, sa che Dio mantiene le promesse… è un corpo immenso che ella raccoglie, a misura del suo dolore, a misura della nuova creazione che origina dalla passione d’amore che ha attraversato il cuore del figlio e della madre”. Maria è colei che, al pari di Abramo (Omelia, 6 aprile), vive la fede “con grande pazienza”. Memore delle sue radici spirituali, familiari e culturali, che il Papa ci invita a mantenere vive (Veglia di preghiera in preparazione alla GMG, 8 aprile), ella resta “immobile” come nello Shabbat, il tempo del “raccoglimento del cuore e della memoria velata di lacrime”. La sua non è, però, una immobilità rassegnata, “imbalsamata”: Maria va “in fretta” per assistere “la sua cugina anziana” che “aspettava un bambino e aveva bisogno di aiuto”. Si fida e si dona totalmente: è colei che si domanda non “Chi sono io?”, ma “Per chi sono io?” (8 aprile). La Madre di Gesù è modello per i giovani, riuniti per il “passaggio di consegna” della croce della GMG dai polacchi ai giovani panamensi, e per le famiglie: “L’amore di Dio è il suo ‘sì’… all’unione tra l’uomo e la donna, in apertura e servizio alla vita in tutte le sue fasi” (IX Incontro mondiale della famiglia, Dublino, 21-26 agosto 2018). La sensibilità di “madre” che “sempre si prende cura di suo figlio” si rivela in particolare nelle Apparizioni mariane, dove Ella predilige i semplici. Lo sottolinea la Chiesa, nel centenario di Fatima, con la decisione di canonizzare i due “fanciulli” Francesco e Giacinta Marto (Concistoro, 20 aprile). Siamo invitati da Francesco a pagare “un solo prezzo: aprire il cuore” (Udienza generale, 29 marzo), come Maria, come Abramo, come Pietro, come i piccoli veggenti portoghesi. Solo così possiamo essere “convinti che Dio ci vuole bene e che tutto quello che ci ha promesso è disposto a portarlo a compimento”, pur fra le urla e gli scherni delle tante crocifissioni odierne: San Pietroburgo colpita dagli attentati (Udienza generale, 5 aprile), la Siria (Intervento del Segretario per i Rapporti con gli Stati della Santa Sede alla Conferenza di Bruxelles sulla Siria, 4-5 aprile 2017), la Colombia e il Congo, i terremotati dell’Emilia Romagna e i malati (Angelus, 2 aprile). “È della fedeltà invincibile di Dio alla nostra umanità che si tratta sul Golgota. È una nascita che là si compie! Dobbiamo avere il coraggio di dire che la gioia del Vangelo è la verità di questo momento!” che, paradossalmente, rivela nel dolore “l’insondabile verità: quella della vera, dell’unica regalità, manifestata come un amore che non ha voluto sapere altro che la volontà del Padre e il suo desiderio che tutti gli uomini siano salvati” (Via Crucis).
Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia