Insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori (Settembre 2016)

Peter Bruegel il vecchio, La Predica di san Giovanni Battista (1566), dipinto a olio su tavola (95×160,5 cm), Museo di belle arti di Budapest. È firmato “BRVEGEL M.D.LXVI”

Se è difficile incontrare nell’arte un’immagine che descriva le due opere di misericordia spirituali insegnare agli ignoranti e ammonire i peccatori, non lo è nella storia della Chiesa. Sono infatti innumerevoli le icone viventi, cioè i santi, che hanno incarnato nei secoli tali opere. Capostipite di questi educatori alla fede e alla santità fu sicuramente san Giovanni il Battista. Nella vicina Urbino, proprio nella via dedicata alla famiglia Barocci (ove nacque il più famoso dei membri, Federico), si trova un Oratorio dedicato a san Giovanni Battista, finemente affrescato dai fratelli Jacopo e Lorenzo Salimbeni.
Uno degli affreschi presenta la predicazione di Giovanni Battista. Il santo campeggia in mezzo alla radura, in prossimità del fiume Giordano, circondato da una piccola folla di uomini. Il paesaggio in realtà è tutto italiano e i Salimbeni volutamente hanno inserito il racconto evangelico entro la natura urbinate, quasi a dire che quanto accadde in Palestina, può accadere qui ed ora in mezzo a noi. Tutti ascoltano Giovanni Battista ma le reazioni sono differenti. Il Santo sembra rivolgersi ai più riottosi, cioè quei capi del popolo che ripetutamente andarono ad incontrarlo per interrogarlo su di lui e sul Messia promesso. Un altro corteo di uomini influenti sopraggiunge proprio in questo momento a cavallo dei loro destrieri, in alto a destra dell’affresco. Con una torsione del busto san Giovanni, che tra l’altro è ritratto qui ancora imberbe, quasi alle prime armi nella sua missione di Precursore, mostra a un altro gruppo di uomini un cartiglio con la scritta: Ecce Agnus Dei. È su questa piccola folla di volti che vorremmo fissare l’attenzione. A dispetto della disputa che il Battista ingaggia con i potenti circa l’atteso Messia che insegnerà ogni cosa e perdonerà ogni peccato, questi altri sembrano vinti dalla parola del profeta e rappresentano quindi quei discepoli che si lasciano istruire e ammonire. Proprio sotto il cartiglio vediamo tre personaggi decisamente orientati all’ascolto. Sotto i loro magnifici turbanti si celano volti sereni, rapiti dalle parole di san Giovanni.
Il primo con il turbante rosso apre le braccia per la meraviglia dell’insegnamento che sta ricevendo. Il secondo non è ancora del tutto vinto dalle argomentazioni ma pondera con disciplina e apertura di cuore le cose dette. Lo si evince dal dito appoggiato alla bocca, come di chi frena l’impeto di intervenire obiettando, al fine di ponderare fino in fondo le parole ascoltate. L’ultimo sembra allontanare con la mano destra la vita precedente. Il suo abito è il più ricercato e compie lo stesso gesto dell’uomo vestito di nero che sta alle sue spalle. Gli sguardi di entrambi non sono spalancati e aperti ma, pensosi con gli occhi rivolti piuttosto a sé, alla propria interiorità. Possiamo supporre che si tratti di persone che stanno riflettendo sul proprio peccato e sulla condotta generale della loro vita. Le parole del profeta, talora forti e scomode, gli hanno vinti. Non oppongono resistenza alla verità anzi sembrano, con il gesto della mano appunto, allontanare la vita di prima.
L’affresco nella sua essenzialità e semplicità ci restituisce la pace che regna laddove si proclama con chiarezza la verità anche se con parole forti e sincere simili a quelli del Battista. Oggi uno spirito menzognero serpeggia un po’ ovunque, dentro e fuori la Chiesa, uno spirito che vuole far credere meglio lasciare indisturbato il peccatore, il dubbioso, l’ignorante. Sconcertare, scombinare non è politicamente corretto, meglio avvolgere tutti e tutto con un abbraccio caldo e sentimentale. L’abbraccio della misericordia non può mancare mai, anche quando si proclama la verità più scomoda e lo dice, peraltro, il volto giovanile del Battista per nulla imperioso o ieratico, tuttavia la verità va detta e, spesso dove essa ferisce, proprio là, risana. Del resto resta sempre valido il monito della Scrittura in un passo della lettera di Giacomo (5,19-20): «Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati». E ancora, nel Salmo 50,15: «Insegnerò agli erranti le tue vie e i peccatori a te ritorneranno».
Mi è capitato più volte di parlare con persone separate che iniziano il loro cammino con un’altra persona, spesso con figli, e di dire francamente loro la irregolarità della loro situazione. Attorno al profeta, del resto, si accalca una folla incurante. Attorno a un albero, giovani assonnati; un uomo approfitta della folla per fare delle avances alla contadina che gli sta appresso. Un mago in primo piano legge la mano all’uomo d’affari che vuole capire come si volgerà il destino per lui. Il mago si volge verso una donna, pare la sua compagna per l’affinità nell’abbigliamento, la donna tiene fra le braccia un bimbo, rosso come il fuoco che guarda un cane accovacciato accanto al mago. Distratti, disinteressati, dormienti. Tutti presi dalle loro piccole e grandi passioni, mentre sfugge loro l’unica passione per la quale vivere, quella dell’anima.
C’è qualcuno che ascolta ed è la gente del popolo, semplice e tranquilla, ma ci sono altri che ascoltano con la malizia nel cuore. Come, ad esempio, il soldato vestito alla turca; come l’uomo vestito di azzurro e rosso: i colori dell’inganno e della maldicenza. Sono gli unici a mostrare consapevolezza, ad attendere l’ora. È il nostro mondo diviso fra alcuni che pensano di poter andare avanti così, che la fede rimarrà salda sempre, a dispetto di tutto, che il Battista continuerà a parlare, e altri che invece stanno in agguato per cogliere il profeta in fallo, per trarlo in inganno per assaporarne la sconfitta. Così la voce del Papa si è persa nel rigagnolo twitteriano. Un mondo di cinguettii che pensa di essere il nuovo traguardo dell’informazione, della comunicazione, il luogo dove formare le coscienze e che invece si è rivelato vacuo, inconsistente, ingannevole come l’uomo in blu e rosso.
Al santo Padre, come all’antico profeta, al Battista, non resta che offrire se stesso e la sua coerenza di vita. Il Papa sta giocando l’ultima carta che possiede per lanciare il grido di allarme al nostro mondo ridanciano e carnevalesco, dove le prediche non sortiscono più alcun effetto e i Battista di turno non sono più nemmeno uccisi, sono semplicemente beffeggiati, ridicolizzati. Il Papa si dimette. Una notizia che sconcerta e scuote, forse come la testa del Battista venduta per una danza di donna, 2000 anni fa. Il Papa si dimette e dice al mondo: attenzione l’ora è grave. Il tempo della lotta non è finito ma inizia. Quella che viviamo è solo una tregua, ma occorre prendere coscienza di ciò che sta per accadere.
C’è un solo uomo che guarda verso di noi nella predica del Battista di Bruegel: è nascosto dietro l’albero e non può nascondere la spada che riposa, per ora, dentro al fodero. Presto la esibirà per tagliare la testa al predicatore: «Che la Chiesa non parli più. Che ci lasci fare. Che ci lasci vivere secondo i comandamenti scelti da noi, i valori che noi crediamo tali. Che non ci rovini più con le sue prediche sterili!».
È l’urlo di guerra da cui il Papa ci vuole proteggere. Ma noi abbiamo gli occhi chiusi, come l’autore del dipinto, Bruegel che si è ritratto mescolato tra la folla sulla destra, proprio accanto a due monaci grigi. Egli tiene gli occhi chiusi. Come tutti noi. Possa il grido che il Papa lancia con la sua scelta, farceli aprire.

* Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia