La colomba e l’arcobaleno (Aprile 2017)

Due simboli fragili per un’alleanza indistruttibile. “L’«eclisse» della fede davanti allo scandalo della passione è una delle cose per cui il Signore prega in modo particolare. (Egli) ci associa alla sua preghiera, ci fa domandare di «non cadere in tentazione e di essere liberati dal male», perché la nostra carne è debole” (Ai parroci romani, 02.03). Nella Genesi, dopo il diluvio universale, “la prima immagine è quella colomba che, dopo aver girato varie volte, torna alla fine con un tenero ramoscello di ulivo nel becco”; la seconda è l’arcobaleno, “segno dell’alleanza” che Dio pone tra sé e la creazione “per tutte le generazioni future” (Gen 9,12-16): “sono segni fragili… l’alleanza che Dio fa è forte, ma noi l’accettiamo con debolezza” (16.02; presentazione nuova edizione della Torah, 23.02). Il Papa incontra ogni giorno la fragilità dell’uomo: i conflitti, in particolare quelli di Congo, Pakistan, Iraq, Bangladesh e Sud Sudan, che il Pontefice non manca mai di ricordare (Angelus, 19.02; Forum Migrazioni e Pace, 21.02; Alle vittime di Dakha-Bangladesh, 22.02; Comunità anglicana “All Saints” di Roma, 26.02); l’handicap fisico e mentale (Special Olympics International, 16.02), le coppie di fidanzati e di sposi, per rafforzare le quali auspica “un vero catecumenato per il Sacramento del matrimonio” (Corso sul Processo matrimoniale, 25.02); e poi l’Europa cristiana, resa più forte nel passato da “bravi araldi del Vangelo” come i Santi Cirillo e Metodio (14.02), e oggi colpita nelle sue radici dall’interno (Università Roma Tre, 17.02). Non ultimi, infine, tutti noi, uomini e donne altamente tecnologizzati: “cosa succederebbe se trattassimo la Bibbia come trattiamo il nostro telefono cellulare? Se la portassimo sempre con noi? Se avessimo la Parola di Dio sempre nel cuore, nessuna tentazione potrebbe allontanarci da Dio e nessun ostacolo ci potrebbe far deviare dalla strada del bene” (Angelus, 05.03). La nostra forza risiede nell’ascolto e nella messa in pratica della Parola di Dio che è Cristo: è Lui il “compagno di strada” che “non delude e non tradisce” (17.02). “La parola di Dio non si può portare come una proposta – «ma, se ti piace…» – o come un’idea filosofica o morale, buona – «ma, tu puoi vivere così…»”. Essa “ha bisogno di essere proposta con questa franchezza… perché la parola penetri, come dice Paolo, fino alle ossa” (14.02). “C’è una cosa dell’alleanza, una parola che si ripete, il ‘sangue’: non è necessario versare sangue dei fratelli: soltanto un sangue è stato versato una volta per sempre” (13.02). Cristo ci ha preceduti in tutto (Udienza generale, 01.03): nella tentazione vinta, nel fallimento, nella morte. Per questo possiamo essere inviati come agnelli in mezzo ai lupi (14.02). “Siamo solo vasi di creta, ma custodiamo dentro di noi il più grande tesoro del mondo… i miei collaboratori stanno studiando la possibilità di un viaggio in Sud Sudan… sono venuti i Vescovi, l’anglicano, il presbiteriano e il cattolico… a dirmi: «Per favore, venga in Sud Sudan, ma non venga solo, venga con l’arcivescovo di Canterbury». Stiamo pensando se si può fare, se la situazione è troppo brutta laggiù… Ma dobbiamo fare perché loro, i tre, insieme vogliono la pace” (26.02). Questi uomini intrepidi siano anche per noi segno “della Risurrezione, della Pasqua, che opera una nuova creazione” (22.02).

Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia