La Messa Vespertina del sabato

“Senza la domenica non possiamo vivere”

Domanda: È lecito partecipare alla Messa prefestiva anziché a quella festiva per comodità e non per necessità? (Luisa)

Questa domanda ci permette di tornare alle antiche tradizioni vespertine nella Chiesa, che riprendono l’uso giudaico di iniziare il giorno dal tramonto del giorno precedente (cfr. Levitico 23,32). Alla fine del racconto della Passione i quattro Evangelisti testimoniano che ormai si stanno accendendo le prime luci del sabato al termine di quella vigilia (Parasceve) della Pasqua quando il Signore fu sepolto. La Chiesa accolse questa norma ebraica legandola ovviamente alla domenica, per cui il concilio di Laodicea (sec. IV) sancirà di osservare la domenica dal vespro del sabato a quello della domenica. Da allora, la comunità cristiana dei primi secoli ha celebrato i giorni delle solennità e delle domeniche a partire dalla sera precedente, con i «Primi Vespri», ossia la preghiera liturgica collegata al tramonto del giorno prima. Nel 1953 Papa Pio XII ha istituito al sabato pomeriggio la possibilità di celebrare oltre ai Primi Vespri, anche la liturgia eucaristica domenicale. Ulteriori disposizioni sono state date dallo stesso Pontefice nel 1957. Il motivo principale è stato di offrire maggiore disponibilità di tempo per adempiere al precetto festivo e poter celebrare il giorno del Signore. Il 16 giugno 1972, avvalendosi della facoltà concessa da Papa Paolo VI nel 1967, i vescovi italiani, tenendo presente la tradizione liturgica delle Messe vigiliari già esistenti, stabilivano che si potesse anticipare la Messa domenicale e festiva al giorno precedente. Si raccomandava però di non far ricorso a tale celebrazione se non in caso di effettiva opportunità pastorale. Si veniva incontro così a quelle persone che per seri motivi familiari o professionali erano impossibilitate a partecipare alla Messa domenicale. Pertanto, la celebrazione eucaristica vespertina del sabato o della sera prima di una solennità, chiamata erroneamente “prefestiva”, è a tutti gli effetti la Messa festiva della domenica, con stesse letture e stessi testi delle orazioni. Purtroppo, però, i “seri motivi”, le “ragioni determinanti” alla base di questa autorizzazione si sono talmente banalizzate al punto di ridursi alla “comodità” di cui ha parlato la nostra lettrice. Ormai è una evidenza che la nostra società ha perso progressivamente il senso della domenica come festa comunitaria che, per il cristiano, ha al centro la celebrazione dell’Eucaristia, momento forte di incontro con il Risorto e con i fratelli. Spesso invece la Messa domenicale viene percepita come un gravoso dovere da assolvere in fretta e preferibilmente il sabato pomeriggio per dedicare poi la domenica al tempo libero individuale o al più familiare.
Forse è arrivato il momento di aprire un dibattito a livello diocesano per sensibilizzare tutti alla riscoperta del significato del “giorno del Signore” nonché della dimensione comunitaria della celebrazione eucaristica domenicale. E ricuperare la consapevolezza che “senza la domenica non possiamo vivere”, come testimoniano i 49 martiri di Abitene, i quali, per non rinunciare alla celebrazione eucaristica domenicale, pagarono con la vita la loro scelta. In tal modo, si vivrebbe la celebrazione eucaristica non “per comodità” ma quale necessità reale di vita. E, infine, riscoprire la bellezza dell’Assemblea che si riunisce per celebrare insieme la Pasqua domenicale, è fondamentale per formare cristiani maturi nella fede.

don Raymond Nkindji Samuangala, maggio 2023
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti