La posizione del tabernacolo

Domanda: Caro don Raymond, ci può spiegare quale è la posizione ideale per il tabernacolo dentro la chiesa? Esiste un significato preciso, un motivo per tale posizione? Lorenzo

Fin dalle origini i cristiani hanno avuto una chiara coscienza di fede circa la presenza reale e permanente del Signore Gesù nel pane e nel vino consacrati. Ciò spiega la prassi di una premurosa e adorante custodia del Santissimo Sacramento per la comunione fuori della Messa. Durante le persecuzioni, i cristiani conservavano l’Eucaristia nelle loro abitazioni. Terminata la celebrazione si distribuiva il pane consacrato che i fedeli, laici ed eremiti, custodivano dentro piccoli vasi, o piccole scatole, per poi comunicarsi quando ne sentivano il bisogno. Veniva altresì consegnato ai diaconi per gli assenti e gli ammalati. Secondo San Giovanni Crisostomo, qualche volta, si conservava l’Eucaristia sotto le due specie. Il vino consacrato si conservava in un vaso d’oro a forma di botticella, detto dolium (S. Ambrogio).
Con la costruzione dei luoghi di culto, dalle case si passa alle chiese dove viene eretta la cappella del SS. Sacramento che, pur distinta dalla navata ne era collegata. In Italia, dall’XI al XVI secolo, si preferisce l’uso di armadi fissati nel muro oppure nel secretarium, in una degna sacristia. Normalmente, però, la custodia si conservava in un armadietto o edicola, scavata nel muro, a destra o a sinistra dell’altare. Dal sec. XVI appare il tabernacolo sull’altare maggiore, generalmente sospeso sopra. Presto, però, verrà collocato sopra la mensa dell’altare, quale reazione del Concilio di Trento contro la dottrina protestante che negava la permanenza della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche.
L’attuale prassi, da una parte, tiene in considerazione il nesso inscindibile esistente tra la custodia e la celebrazione eucaristica, e dall’altra opera una chiara distinzione tra il tabernacolo come custodia eucaristica e l’altare quale luogo della consacrazione e centro della celebrazione. Pertanto, il rinnovamento liturgico del Vaticano II, sistematizzato poi dal Codice di Diritto Canonico, dal Messale Romano e da altri documenti magisteriali, rimette chiarezza nella (ri)organizzazione degli spazi sacri. Nell’aula principale deve essere esaltato il primato della celebrazione e quindi la centralità dell’altare. Il tabernacolo, invece, deve trovare una sua collocazione fuori dall’altare.
L’OGMR dedica i numeri 314-317 a “Il posto per la custodia della Ss.ma Eucaristia”. Il principio fondamentale è che la custodia eucaristica deve trovare la sua collocazione in una parte della chiesa assai dignitosa, insigne, ben visibile, ornata decorosamente e adatta alla preghiera (n. 314). Questo luogo può essere il presbiterio, mai però sull’altare della celebrazione, o una cappella adatta all’adorazione e alla preghiera privata dei fedeli, però unita strutturalmente alla chiesa (n. 315). La scelta tra l’una o l’altra soluzione è molto legata al tipo e struttura di ogni chiesa. Anche la nota CEI sull’Adeguamento delle chiese offre diverse possibilità, raccomandando di approfondire con i fedeli «il significato di centralità della celebrazione eucaristica, i rapporti tra celebrazione e conservazione dell’Eucaristia e le ragioni di questa conservazione» (n. 20). Dunque nesso intrinseco tra altare e tabernacolo ma anche distinte collocazioni di essi secondo il significato e il ruolo di ciascuno.

don Raymond Nkindji Samuangala, ottobre 2021
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti