La preghiera eucaristica (Giugno 2019)

La preparazione dei doni, oggetto del precedente articolo, termina con l’orazione sulle offerte e “Nella Messa si dice un’unica orazione sulle offerte, che si conclude con la formula breve: Per Cristo nostro Signore; oppure «Egli vive e regna nei secoli dei secoli»” (n. 75). Questa precisazione esclude la pratica di dire due orazioni, soprattutto nelle Messe durante le quali si celebra un altro sacramento come il battesimo, la cresima, il matrimonio, ecc. E vale per le tre orazioni della Messa: colletta, sulle offerte e dopo la comunione. Con l’orazione sulle offerte “si conclude così la preparazione dei doni e ci si prepara alla Preghiera eucaristica” (n. 75). L’espressione “Preghiera eucaristica” è il termine appropriato per esprimere questo «momento centrale e culminante dell’intera celebrazione», chiamato un tempo «canone» o «consacrazione». Il n. 78 spiega il senso globale della preghiera. Essa è “la preghiera di azione di grazie e di santificazione”, proclamata dal solo sacerdote che la rivolge a Dio per mezzo di Gesù Cristo nello Spirito Santo, ma «a nome di tutta la comunità» che ne ratifica la conclusione. «Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea si unisca insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio». È la massima preghiera della Chiesa, che comprende sia l’azione di grazie per le opere mirabili di Dio, sia la santificazione dei doni, sia l’offerta del sacrificio. È una preghiera che dice e che fa: si dice e si compie quanto viene detto. È preghiera e azione. Il n. 79, invece, ne fornisce il contenuto, con l’elenco degli elementi principali costitutivi di ogni preghiera eucaristica. L’assenza di uno metterebbe in discussione la sua autenticità. La preghiera si ispira all’azione di grazie compiuta da Gesù nell’ultima Cena e alla tradizione giudaica della preghiera di benedizione del pasto, la birkat ha-mazon, che ne sarebbe il modello originario. Parte dal rendimento di grazie per quanto Dio ha compiuto nella storia della salvezza culminata nella persona di Gesù, per poi chiederne il compimento nel corpo ecclesiale. Gli elementi o i temi principali sono infatti: l’azione di grazie espressa nel prefazio e seguita dall’acclamazione del Santo da parte di tutta l’assemblea; l’epiclesi, ossia invocazione della potenza dello Spirito Santo perché i doni del pane e del vino siano trasformati nel corpo e sangue di Cristo e che, ricevuti dai comunicandi, apportino salvezza, trasformandoli in un solo corpo e in un solo spirito; il racconto dell’istituzione (detto anche «consacrazione»), che rievoca l’ultima Cena e ne attualizza il significato; l’anàmnesi, o “memoriale” che forma un tutt’uno col racconto, intesa ad esplicitare la memoria di Cristo; l’offerta, sviluppo dell’anàmnesi, per cui il memoriale sacramentale o il sacrificio di Cristo attualizzato nei segni conviviali, viene offerto al Padre; le intercessioni, in cui si esplicita la comunione dell’assemblea celebrante con tutta la Chiesa, celeste e terrestre, e si invocano i frutti del sacrificio; infine la dossologia (Per Cristo, con Cristo e in Cristo…), quale ripresa del tema iniziale, in espressione di lode, con l’acclamazione “Amen” di ratifica del popolo. Il n. 78 invita tutti i presenti ad ascoltarla con riverenza e silenzio, e con le acclamazioni previste dal rito: «La dossologia conclusiva è proclamata dai soli sacerdoti celebranti… il popolo ratifica con l’Amen» (CEI, Precisazioni, n. 5). Torneremo su alcuni di questi elementi per una comprensione più approfondita.
Don Raymond Nkindji
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti