La risposta dell’assemblea (Marzo 2019)

Dopo l’excursus sulla benedizione con l’Evangeliario torniamo alla risposta dell’assemblea alla Parola di Dio proclamata. l’OGMR richiama l’obbligatorietà dell’omelia nei giorni domenicali e festivi con partecipazione di popolo in quanto essa «fa parte della liturgia ed è molto raccomandata; è infatti necessaria per alimentare la vita cristiana» (n. 65). Si stabilisce che «sia tenuta di solito personalmente dal sacerdote celebrante», tranne in certi casi, evitando così l’intervento di altri sacerdoti per sottolineare l’unità della presidenza nelle due parti della celebrazione, che formano un unico atto di culto: colui che spezza il pane eucaristico spezzerà anche il pane della Parola. La professione di fede o simbolo «… ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla parola di Dio… e perché, recitando la regola della fede, con una formula approvata per l’uso liturgico, torni a meditare e professi i grandi misteri della fede, prima della loro celebrazione nell’Eucaristia» (n. 67). Nella recita come nel canto, l’assemblea deve intervenire: non è ammesso il canto in esclusiva della schola. Il simbolo niceno-costantinopolitano può essere alternato con quello detto «degli Apostoli», «che è pure patrimonio del popolo di Dio e appartiene alla veneranda tradizione della Chiesa» (cfr. seconda edizione del Messale Romano, Precisazioni, n. 2). Il tempo più opportuno per il suo uso è il tempo di Quaresima e di Pasqua, «nel contesto catecumenale e mistagogico dell’iniziazione cristiana». La preghiera universale o dei fedeli fa da cerniera tra le due parti della celebrazione, conclude la prima e introduce alla seconda. Detta universale per il suo contenuto (intenzioni relative ai problemi della Chiesa e del mondo) e «dei fedeli» perché riservata ai battezzati (con esclusione dei catecumeni), essa rappresenta l’esercizio «del sacerdozio battesimale» del popolo cristiano che prega per tutti gli uomini. È perciò un elemento di grande importanza teologica e pastorale, perché apre la preghiera alla dimensione universale e manifesta il carattere sacerdotale dell’assemblea. l’OGMR riporta la successione delle intenzioni, che dovrebbero riguardare: le necessità della Chiesa, i governanti e la salvezza di tutto il mondo, quelli che si trovano in difficoltà, la comunità locale. Molto opportuna anche l’introduzione di qualche indicazione circa lo stile di queste preghiere: «siano sobrie, formulate con sapiente libertà e con poche parole, ed esprimano le intenzioni di tutta la comunità» (n. 71). l’ultima indicazione vuole escludere formule come “io prego per…”, “… ti prego”. Nella seconda edizione italiana del Messale, la CEI ne prescrive la recita nelle Messe domenicali e festive e la raccomanda nei giorni feriali con la partecipazione del popolo. E aggiunge: «Perché la preghiera universale sia veramente rispondente al suo spirito e alla sua struttura, si richiama l’esigenza di disporne precedentemente l’esatta formulazione e di rispettare la successione e la sobrietà delle intenzioni, tenendo presenti il momento liturgico, le emergenze ecclesiali e sociali, e il suffragio per le anime dei pastori e dei fratelli defunti» (Precisazioni, n. 3). Così l’assemblea è pronta per passare alla Liturgia Eucaristica.
don Raymond Nkindji Samuangala
Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti