La Sacra Famiglia e lo Spirito Santo

Sacra Famiglia, p. Alberto Farina ofm, mosaico 1975, Casa San Giuseppe, Valdragone (RSM)

È rivolta verso di noi, Maria con lo sguardo però lontano, immerso nei suoi pensieri. Alle sue spalle, la casa di Nazareth, segno di quella prima chiesa domestica cui ogni casa dovrebbe guardare per attingere esempio e forza. Maria sta battendo il grano sulla macina. Due gallinelle sperano di rubarne qualche chicco. La scena è quotidiana, eppure dentro la serenità del momento s’indovinano simboli e suggestioni capaci di narrare tutto quanto il Mistero della Redenzione.
I pensieri in cui è immersa Maria li rivela il simbolo del grano, vergato di rosso sulla macina, rimando a un altro grano, quello del corpo di Cristo macinato sulla croce. Alla passione alludono i colori dell’abito di Maria: il viola, colore del cambiamento ma anche della passione, il rosso e l’oro nell’ornamento alto vicino al volto, evocano, invece, il sangue di Cristo e il suo Corpo offerto per noi. Maria prepara il buon grano dell’eucaristia nella macina del dolore, come un giorno, con il suo sì, preparò nel suo grembo il corpo del Salvatore. L’eucaristia è dunque sorgente di vita dentro la casa della chiesa domestica. Accanto alla casa di Nazareth un melograno, simbolo biblico di fecondità. Un frutto che rimanda anche all’unità della Chiesa: molti chicchi in un solo frutto, molte membra nel solo Corpo di Cristo che, appunto, è la Chiesa. Il melograno, per la tradizione ebraica è anche il frutto della fecondità che nasce dalla fedeltà alla torah, secondo il midrash, infatti, i chicchi del melograno sono 613, come i precetti della torah. In questa casa si ama la Parola, altra grande mensa dalla quale la Chiesa attinge cibo.
Perno di questa casa è san Giuseppe, in primo piano, con lo stesso viola nell’abito. Egli, sia pure in modo diverso, ha condiviso la passione e la sofferenza di Maria nella custodia e nella difesa del Salvatore. Giuseppe tiene saldamente il Bambino nella mano e lo conduce verso la sua bottega per educarlo al lavoro. Dopo la mensa del pane e della parola, la mensa del Lavoro è l’altra colonna portante della chiesa domestica. Del resto nella grande berakà della liturgia eucaristica si menziona proprio il lavoro:
Benedetto sei tu, Signore, Dio dell’universo: dalla tua bontà abbiamo ricevuto questo pane, frutto della terra e del lavoro dell’uomo; lo presentiamo a te, perché diventi per noi cibo di vita eterna.
San Giuseppe è l’uomo delle berakot, ovvero l’uomo delle benedizioni; è l’uomo benedetto che benedice. Grazie al lavoro ci sono dati quel pane e quel vino che costituiscono la materia per il Sacramento dell’Eucaristia. Gesù Bambino veste il verde della vita e della speranza. Qui è ritratto quasi timoroso; si nasconde dietro a Giuseppe, mostrando così la verità della sua natura umana. Il grande regolo che tiene fra le mani è rimando, come spesso nell’arte, al legno della croce. Anche dietro a Giuseppe, poggiato al banco di lavoro, scorgiamo un’ascia che ricorda il braccio verticale della croce. Se Giuseppe educa Gesù al lavoro e Gesù viene educato e istruito da un altro Padre, quello celeste, al suo destino di Messia sofferente. Del resto Giuseppe si mostra pensoso, quasi presentisse il dramma che si profila sulla vita di quel Figlio. Il padre putativo indossa il grembiule dei lavoratori. Sappiamo dal Vangelo che egli non fu semplicemente il falegname, ma un carpentiere (Matteo 13,55), tekton in greco, hārāš in ebraico, cioè un abile costruttore, capace di lavorare materiali diversi. Anche a Gesù fu dato il medesimo titolo di tekton (Mc 6,3); abbiamo dunque, anche dal Vangelo, la testimonianza certa dell’educazione di Gesù al lavoro da parte di Giuseppe.
Lo Spirito Santo aleggia sulla Sacra Famiglia. È lo Spirito che adombrò Maria nel concepimento di Gesù, lo Spirito fece di Giuseppe un uomo giusto, osservante della Torah ma anche capace di andare oltre mirando a una giustizia più grande (come fece con Maria quando si trovò in cinta). Questo stesso Spirito scese su Gesù nel giorno del battesimo e vi rimase, dimostrando così che Egli era l’Unto atteso, il Messia pieno di Spirito Santo e di grazia.
Ma l’opera che Maria e Giuseppe, grazie al loro sì, permisero a Cristo di realizzare si trova sullo sfondo della scena. È l’opera della Chiesa, simboleggiata dalla barca di Pietro e dall’edificio a cupola, rimando alla sua cattolicità. Il mosaico ci offre uno sguardo profondo sul rapporto fra chiesa domestica e Chiesa universale e rappresenta un invito alla sequela di Cristo attraverso l’esempio di Maria e di Giuseppe. Testimoni di come il disegno divino passa attraverso i piccoli, e apparentemente insignificanti, sì quotidiani.

suor Maria Gloria Riva, ottobre 2021