La speranza poi non delude

Un anno in compagnia di San Giuseppe

In occasione del 150° anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale patrono della Chiesa universale, il Santo Padre ha stabilito che fino all’8 dicembre 2021 sia celebrato uno speciale Anno di san Giuseppe. «Dopo la Madre di Dio, nessun Santo – ha scritto il Papa nella Lettera Apostolica Patris Corde – occupa tanto spazio nel Magistero pontificio quanto Giuseppe, suo sposo. Il Beato Pio IX lo ha dichiarato “Patrono della Chiesa Cattolica”, il Venerabile Pio XII lo ha presentato quale “Patrono dei lavoratori” e San Giovanni Paolo II come “Custode del Redentore”. Giuseppe ha amato Gesù con cuore di padre. Egli ci ricorda che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti o in “seconda linea” hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza e ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande. Egli fu lo sposo di Maria e il padre di Gesù. In quanto tale, si pose al servizio dell’intero disegno salvifico. In ogni circostanza della sua vita, Giuseppe seppe pronunciare il suo fiat, come Maria nell’Annunciazione e Gesù nel Getsemani. Giuseppe infatti lascia da parte i suoi ragionamenti per fare spazio a ciò che accade e, per quanto possa apparire ai suoi occhi misterioso, egli lo accoglie, se ne assume la responsabilità. Egli non è un uomo rassegnato passivamente: il suo è un coraggioso e forte protagonismo. Giuseppe è l’uomo mediante il quale Dio si prende cura degli inizi della storia della Redenzione: il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di quest’uomo. In questo senso San Giuseppe non può non essere il Custode della Chiesa, perché la Chiesa è il prolungamento del Corpo di Cristo nella storia, e nello stesso tempo nella maternità della Chiesa è adombrata la maternità di Maria. Giuseppe quindi, continuando a proteggere la Chiesa, continua a proteggere il Bambino e sua madre, e anche noi amando la Chiesa continuiamo ad amare il Bambino e sua madre. Accanto all’appellativo di padre, a Giuseppe la tradizione ha messo anche quello di “castissimo”, sintesi di un atteggiamento che esprime il contrario del possesso. La castità è la libertà dal possesso in tutti gli ambiti della vita; per questo solo quando un amore è casto, è veramente amore» (Lettera Apostolica “Patris Corde”, 8 dicembre).
In occasione della Solennità dell’Immacolata il Papa ha sottolineato come «ogni essere umano è creato da Dio per questa pienezza di santità, per quella bellezza di cui la Madonna è stata rivestita fin dal principio» (Angelus, 8 dicembre).
L’Avvento è un incessante richiamo per noi a questa speranza: ci ricorda che Dio è presente nella storia per condurla al suo fine ultimo, per condurla alla sua pienezza che è il Signore, il Signore Gesù Cristo» (Angelus, 29 novembre).
È anche tempo di attesa. Infatti «il Signore ci visita ogni giorno nell’intimità del nostro cuore se noi siamo in attesa, e questa è la preghiera. Ogni cosa infatti anela a un compimento. Ma noi siamo gli unici a pregare coscientemente, a sapere che ci rivolgiamo al Padre, a entrare in dialogo con il Padre. Perciò impariamo ad essere nell’attesa del Signore!» (Udienza generale, 9 dicembre).
Come «la primitiva Comunità di Gerusalemme, punto di riferimento per ogni altra esperienza cristiana» siamo chiamati a radicarci sempre più nelle «quattro caratteristiche essenziali della vita ecclesiale: l’ascolto dell’insegnamento degli apostoli, la custodia della comunione reciproca, la frazione del pane e la preghiera. Tutto ciò che nella Chiesa cresce fuori da queste “coordinate” è privo di fondamenta in quanto è Dio che fa la Chiesa, non il clamore delle opere, e la presenza dello Spirito Santo è garantita da queste quattro coordinate» (Udienza generale, 25 novembre). Maria Santissima, donna dell’attesa, accompagni i nostri passi in questo nuovo anno liturgico (29 novembre).

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia, gennaio 2021