La tovaglia di Pietro

Scena affascinante degli Atti degli Apostoli

Immagine: Federico Zuccari, Il sogno di Pietro, particolare dell’affresco, 1580-1585 circa. Cappella paolina, Vaticano

È Federico Zuccari, artista attivo anche nella nostra Diocesi, che ci permette di vedere una delle scene più affascinanti degli Atti degli Apostoli: la visione della tovaglia occorsa a Pietro. Come accade nella conversione di Saulo, l’evento è accompagnato da un’altra visione avuta da un centurione di nome Cornelio. Con l’espediente della doppia visione, Luca suole indicare l’agire divino nella storia. Questo episodio, pur coinvolgendo Pietro e Cornelio, ha una portata superiore rispetto alle loro persone, si rivelerà infatti, importante per l’intera comunità umana.
Cornelio era un pagano, centurione romano della corte Italica, residente a Cesarea. Egli vide un angelo che lo invitava a cercare un uomo di nome Simon Pietro, ospite a Giaffa. Pietro avrebbe indicato, a lui e alla sua famiglia, la salvezza tanto cercata in preghiere ed elemosine. Anche l’Apostolo ha una visione. Lo Zuccari la racconta in un affresco (1580-85) della Cappella Paolina che si trova, non a caso, accanto a quello della crocifissione di Pietro, realizzato da Michelangelo (1546-50). Roma sarà il luogo del martirio della Chiesa, ma anche il luogo del suo maggiore sviluppo. Che a Pietro sia proprio un italico romano ad indicare il nuovo corso della fede dice già il senso profondo del suo martirio: l’ingresso di tutti gli uomini (anche pagani) nella fede. Infatti, se Cornelio ha la visione dell’angelo all’ora nona, ora della morte del Cristo; Pietro ha la sua visione all’ora sesta: l’ora della sete di Gesù.
Lo Zuccari descrive il cielo chiaro e luminoso del mezzogiorno con Pietro affacciato a un alto edificio. L’ora sesta è l’ora del sole allo zenit; l’ora in cui Gesù, incontrata al pozzo una samaritana, ebbe sete. Quella richiesta: «Dammi da bere!» alludeva alla sete che egli aveva delle anime più lontane dalla salvezza. In questa stessa ora, benché fosse in uso presso i romani mangiare a mezzogiorno e non presso gli ebrei, Pietro ebbe fame. Una fame simbolica: allusione alla fame di verità patita dai pagani e che Pietro era chiamato a saziare.
L’artista lo descrive assopito mentre attende il pasto. Questo sonno misterioso è un tardemah, un sonno mistico che attraversa tutta la Scrittura e che precede le grandi rivelazioni: dal sonno di Adamo, prima della nascita di Eva, fino al sonno degli apostoli sul monte Tabor. Lo Zuccari descrive puntualmente la narrazione degli Atti: Vidi in estasi una visione: un oggetto, simile a una grande tovaglia. Scendeva come calato dal cielo per quattro capi e giunse fino a me. Fissandolo con attenzione, vidi in esso quadrupedi, fiere e rettili della terra e uccelli del cielo.
I quattro capi della tovaglia rappresentano i quattro punti cardinali, dunque tutta la terra. L’oggetto della tovaglia rimanda al grande banchetto di cibi grassi e succulenti promesso dai profeti a tutti i popoli, segno del tempo messianico (cfr. Is 25,6). Nella tovaglia ci sono, infatti, animali puri, cioè commestibili secondo le leggi alimentari ebraiche, e impuri, cioè proibiti agli ebrei ma commestibili presso i pagani, in essa vi è dunque simboleggiata la totalità dell’umanità. La tovaglia, unita alla fame di Pietro, è anche un potente rimando all’Eucaristia e a quella cena nella quale Cristo stesso dispensa se stesso per cibo: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno (Gv 6,54).
Una voce irrompe dal cielo: Pietro: alzati, uccidi e mangia! L’espressione «uccidi», in greco, indica l’azione sacrificale. A Pietro viene intimato di immolare e consumare animali impuri alla stessa stregua di quelli puri. Si comprende dunque la ritrosia dell’Apostolo ad obbedire. Tuttavia, come fu scandaloso per alcuni ebrei l’invito di Gesù a cibarsi della sua carne e del suo sangue, così Pietro deve superarsi, prendendo coscienza del contenuto profetico della visione.
Alla luce dei fatti che seguiranno, quella tovaglia invita ebrei e pagani a sedere alla medesima mensa e a cibarsi del medesimo cibo di salvezza. Non solo, la visione si ripete tre volte: la tovaglia scende dal cielo e per tre volte vi ritorna. La voce che ode Pietro, dunque, è quella del Signore e la disposizione ad aprire ai pagani la porta della salvezza viene dall’alto, dalla Trinità.
Proprio sotto la finestra dove Pietro è assopito si avvicinano dei soldati. Sono gli uomini di Cesarea citati dagli Atti che vanno a chiamare l’Apostolo. A conferma del carattere divino dell’evento è lo Spirito che ingiunge a Pietro di seguirli. La sottolineatura è importante: la Chiesa è spinta dallo Spirito a varcare frontiere inesplorate. Non i ragionamenti umani o le consuetudini, ma le indicazioni divine attraverso eventi della storia che si intrecciano, rendono manifesto a Pietro il volere di Dio.

suor Maria Gloria Riva, febbraio 2023