La vittoria di Maria sulla bomba atomica (Gennaio 2018)

Il mistero dell’Incarnazione. Nel 1945, durante lo scoppio della bomba atomica su Hiroshima, otto gesuiti residenti nel luogo rimasero miracolosamente illesi assieme alla chiesa dove stavano recitando il Rosario, mentre non scampò alcuna persona nel raggio di un chilometro e mezzo dal centro dell’esplosione. Questo fatto illumina le parole del Papa pronunciate durante il viaggio apostolico in Myanmar e Bangladesh: «Il Rosario ci introduce nella meditazione della passione e morte di Gesù. Entrando più in profondità in questi misteri del dolore, giungiamo a conoscere la loro forza salvifica» (Bangladesh, 30 novembre). Affermazioni che fanno da corona alla ferma condanna dell’uso di armi nucleari fatta dal Papa in occasione del convegno Prospettive per un disarmo integrale (10 novembre). Con lo sguardo rivolto a Maria siamo condotti al «Mistero dell’Incarnazione: esso ci ricorda che Dio sempre ci viene incontro cogliendo la nostra struggente nostalgia di amore e di felicità e ci chiama alla gioia». Gioia che «non si compie per noi se non ci assumiamo oggi stesso il rischio di una scelta» (55ª giornata di preghiera per le vocazioni, 3 dicembre). «In questi mesi di preparazione per l’assemblea del Sinodo dei Vescovi siamo tutti sollecitati a riflettere su come rendere partecipi i giovani della gioia, della verità e della bellezza della nostra fede. Devono cercare le loro radici storiche, religiose, far crescere quelle radici e trasmettere i frutti. Insegnate ai giovani a non essere sradicati; insegnate loro a colloquiare con gli anziani» (Ai vescovi del Bangladesh, 1 dicembre). Significativo che per la prima volta un successore di Pietro visiti il Myanmar, che «camminando verso una nuova condizione di libertà e di pace» vede il fiorire di nuove vocazioni (Udienza generale, 6 dicembre). In questo contesto, ha sottolineato il Papa, «la “pastorale show” o la “pastorale passatempo” sono lontane dalla pastorale vocazionale. Il giovane va posto dinanzi alle esigenze del Vangelo. I genitori si assumano, con gioia e responsabilità, la loro missione di essere i primi animatori vocazionali dei figli» (Convegno Internazionale su “pastorale vocazionale e vita consacrata”, 1-3 dicembre). Prendendo spunto dalla liturgia il Santo Padre presenta l’esempio di una figura biblica tratta dal libro dei Maccabei: «Davanti alle colonizzazioni culturali che nascono dalla perversità di una radice ideologica Eleàzaro si fa radice: muore pensando ai giovani». «Le colonizzazioni ideologiche e culturali guardano soltanto il presente, rinnegando il passato. Ogni volta che arriva una colonizzazione culturale e ideologica si pecca contro Dio creatore perché si vuole cambiare la creazione come l’ha fatta lui. Al contrario, la novità di Dio mai fa una mescolanza, un negoziato» (Santa Marta, 21 novembre). In occasione del conferimento del Premio Ratzinger ha poi indicato l’esempio del Papa emerito come «maestro e interlocutore, amico per tutti coloro che esercitano il dono della ragione per rispondere alla vocazione umana della ricerca della verità. La sua opera e il suo magistero continuano a essere un’eredità viva e preziosa per la Chiesa» (Alla Fondazione Vaticana “Joseph Ratzinger-Benedetto XVI”, 18 novembre). «Nell’intimo di ciascuno vi è un luogo dove il Mistero si rivela e illumina la persona rendendola protagonista della sua storia. Il mondo contemporaneo rischia di confondere il primato della coscienza, che è sempre da rispettare, con l’autonomia esclusiva dell’individuo rispetto alle relazioni che vive, e questo è egolatria» (III Simposio Internazionale sull’Amoris Laetitia). Accanto alla preoccupazione per i giovani ha esortato i Vescovi del Myanmar a essere vicini ai sacerdoti: «il prossimo più prossimo che un vescovo ha è il sacerdote. Che ogni sacerdote non solo sappia, ma senta che ha un padre nel vescovo» (Myanmar, 29 novembre).

Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia