L’arte come predicazione evangelica (Maggio 2016)

Anonimo scultore della Dalmazia, lunetta della Madre della Misericordia, con Dio Padre e Rosone, pietra bianca modanata, succ. al 1450, Portale della chiesa Santa Maria d’Antico in Maiolo (Provincia di Rimini).

Si chiamava Castello del Bosco la fortificazione nei pressi di Maiolo appartenuta al soldato Oliva che si guadagnò, nel 984, il titolo di Conte. Fu un maniero importante che dominava la scena politica e sociale della Val Marecchia. I successori del primitivo Conte Oliva chiamarono Castel del Bosco «Antico» a motivo del fatto che fu il primo possedimento della famiglia. I Conti Oliva furono insigniti d’investitura imperiale e papale e acquistarono nei secoli numerosi terreni e proprietà. Nel Quattrocento la fortificazione di Antico passò al ramo degli Oliva di Piagnano e, verso la fine del secolo, con l’estinzione della famiglia, fu divisa e una frazione passò al Vicariato. È di quest’epoca la bella e poco nota chiesa di Santa Maria d’Antico che, con la sua facciata in calcarenite, domina il panorama: qui troviamo una lunetta ad altorilievo raffigurante una splendida Mater Misericordiae. La Madonna apre le braccia in un gesto assimilato spesso alle ali di una rondine che è rimando alla forma dell’abside di una chiesa. Anche l’apertura del manto, che raccoglie sotto di sé i fedeli, rappresenta l’estensione del grembo materno. L’opera rievoca il più antico tropàrium cristiano dedicato alla Vergine Maria: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, Santa Madre di Dio» ritrovato in un papiro del II/III secolo rinvenuto ad Alessandria d’Egitto nel 1917. La scoperta fu resa nota solo nel 1938 perché il documento smentiva la teologia protestante che riteneva il titolo «Madre di Dio» un fenomeno tardivo. Nell’originale greco appariva, invece del termine protezione o presidium, il vocabolo eusplanchnían che indica propriamente le viscere materne. Per questo il latino più antico cantava: “Sotto la tua misericordia troviamo rifugio Santa Madre di Dio!”. Questa infatti, quasi come ostensorio di carne, emana raggi di luce infuocati (ondulati) e luminosissimi (diritti). Questa Vergine è l’“Auxilium Christianorum” che accoglie, non bimbi smarriti, come la Madonna degli Innocenti a Firenze, e neppure il semplice popolo di Dio come la Madonna della Misericordia di Piero della Francesca, ma accoglie i guerrieri. Sono otto da un lato e nove dall’altro, quasi l’esercito dell’ottavo giorno, i cavalieri delle beatitudini impegnati nell’ultima battaglia della vita che è quella della Santità. La Vergine è anche la regina degli angeli e la sua regalità è testimoniata solennemente da Dio Padre che, con la mano benedicente, sovrasta la lunetta. Lo stesso Dio Padre è un guerriero, si evince dalla corazza che termina sotto la vita con la caratteristica merlatura. Porta il mantello e regge con la mano sinistra il mondo intero sopra il quale campeggia la croce, segno nel quale ogni cristiano vince.
I «Milites» radunati sotto il manto di Maria sono i soldati di Gian Francesco Oliva, fedeli alla causa del Signore e, per questo, difensori della loro terra e della loro fede. A noi uomini dell’ormai ventunesimo secolo una tale fede sorprende e coniugare armi e santità risulta difficile, pagine del Catechismo della Chiesa Cattolica, che raccomandano la legittima difesa, appaiono fuori luogo e sono spesso dimenticate: L’amore verso se stessi resta un principio fondamentale della moralità. È quindi legittimo far rispettare il proprio diritto alla vita. Chi difende la propria vita non si rende colpevole di omicidio anche se è costretto a infliggere al suo aggressore un colpo mortale (n° 2264). La legittima difesa, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri. La difesa del bene comune esige che si ponga l’ingiusto aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, i legittimi detentori dell’autorità hanno il diritto di usare anche le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità (n° 2265).
Nell’impegno e nella lotta di quaggiù si riconoscevano un altro impegno e un’altra lotta: quelli per la Santità. Così, sopra Dio Padre, ecco uno straordinario rosone, adornato da otto colonne con capitelli a foglia d’acqua e otto archetti trilobati, testimoniare la città di Dio. Gli archetti trilobati disegnano lo spazio ideale di ventiquattro porte: sono le porte della Gerusalemme celeste rimando a quell’ottavo giorno che raggiungeranno tutti coloro che, fedeli a Cristo, trovano rifugio sotto il manto della Madre di Dio.

* Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia