Liturgia della Parola – presentazione (Gennaio 2019)

Dopo la presentazione generale della Liturgia della Parola l’OGMR passa a parlare delle letture bibliche quale mensa della Parola di Dio alla quale i fedeli sono invitati per attingere ai tesori della Bibbia. Perciò si deve osservare l’ordine delle letture bibliche, che mette meglio in luce l’unitarietà dei due Testamenti e della storia della salvezza, e si esclude assolutamente l’inserimento di testi non biblici. In seguito l’OGMR fa due precisazioni riguardanti il ministro e il rispetto per il Vangelo. Proclamare le letture «non è competenza specifica di colui che presiede». Ognuno deve svolgere la sua parte, quella di leggere spetta al lettore, possibilmente «istituito», oppure a un fedele ben preparato. La lettura del Vangelo, secondo un’antichissima e universale tradizione, è di competenza del diacono; in sua assenza, un altro sacerdote oppure lo stesso presidente. «La lettura del Vangelo costituisce il culmine della Liturgia della Parola» (n. 60) a cui la tradizione liturgica riserva «il massimo rispetto»: il ministro proprio si prepara con la preghiera o la benedizione, i fedeli si alzano in piedi acclamando all’inizio e al termine, il libro è (o può essere) portato in processione, specie se è a disposizione l’Evangeliario, incensato e baciato. Nella parola del Vangelo Cristo stesso si fa presente e parla oggi al suo popolo (SC 7). I canti fra le letture comprendono il Salmo responsoriale, che segue la prima lettura, e l’Alleluia o, secondo il tempo liturgico, il versetto prima del Vangelo. I due canti, guidati da un salmista o cantore, devono coinvolgere l’intera assemblea che sta seduta al primo e in piedi al secondo per acclamare il Signore. Il salmo responsoriale è il più antico canto, con valore autonomo (rito a sé stante), parte integrante della Liturgia della Parola. È scelto in relazione alla lettura che lo precede. Pur eseguito dal salmista o cantore, prevede sempre l’intervento dell’assemblea mediante il ritornello. Qualora non venga cantato il salmo sarà letto ad alta voce. Esso rappresenta il momento di accoglienza e di assimilazione della Parola ascoltata. Alla seconda lettura segue l’Alleluia, che può essere ripetuto tra cantore e assemblea: in tempo di Quaresima è sostituito da altra acclamazione. Associato all’Alleluia troviamo il versetto prima del Vangelo, il cui testo dispone alla pagina evangelica. Poiché l’Alleluia è un’acclamazione gioiosa, un grido festoso, qualora non sia possibile cantarlo può essere tralasciato, specie quando vi è una sola lettura prima del Vangelo (n. 63). Significativa è la raccomandazione di creare alcuni momenti di silenzio prima della stessa Liturgia della Parola, dopo la prima e la seconda lettura e soprattutto al termine dell’omelia. Il silenzio, unito all’esclusione di ogni forma di fretta, serve a favorire nei fedeli, con l’aiuto dello Spirito Santo, l’accoglienza della parola di Dio e la preparazione a una risposta orante (n. 56). Quindi non è un tempo perso, né un momento vuoto. È un luogo dove agisce lo Spirito Santo, parte integrante della celebrazione e della spiritualità cristiana in tutta la tradizione della Chiesa. Dall’ascolto della Parola e dalla sua accoglienza nel silenzio l’assemblea può allora passare alla risposta di adesione e di supplica rivolta al Signore.
don Raymond Nkindji Samuangala
Assistente collaboratore Ufficio diocesano e a Liturgia e i Ministri Istituiti