Le forme della preghiera

Domanda: Ci sono tre forme della preghiera: adorazione, venerazione, suffragio. Potrebbe precisare meglio la differenza ed eventualmente il legame? (Francesca) Il Catechismo della Chiesa Cattolica (CCC) dedica tutta la quarta parte alla preghiera cristiana. Al numero 2625 esso premette che “le forme della preghiera, quali sono espresse negli Scritti apostolici e canonici rimarranno normative per la preghiera cristiana”. In seguito il CCC presenta le cinque forme di preghiera ai numeri 2626-2643, che chiama “forme permanenti” (n. 2644): la benedizione e l’adorazione; la preghiera di domanda; la preghiera di intercessione; la preghiera di ringraziamento; la preghiera di lode. Queste forme sono inclusive di quelle proposte dalla nostra lettrice. Tuttavia, mentre l’adorazione si ritrova nella prima forma e il suffragio può essere incluso nella preghiera di intercessione, la venerazione non sembra trovare collocazione nella classifica del CCC, di cui ricuperiamo di seguito la presentazione. La preghiera di benedizione è la risposta dell’uomo ai doni di Dio: poiché Dio benedice, il cuore dell’uomo può rispondere benedicendo colui che è la sorgente di ogni benedizione. Con la preghiera di domanda noi esprimiamo la coscienza della nostra relazione con Dio: in quanto creature, non siamo noi il nostro principio, né siamo padroni delle avversità, né siamo...

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Il triplice segno di croce al Vangelo

Domanda: Durante la S.Messa, prima della lettura del vangelo, con il dito pollice facciamo un segno di croce sulla fronte, sulle labbra e sul cuore. Mi piacerebbe sapere qual è il significato di questo gesto (Simone). Nel Montefeltro di giugno 2021 sono stati presentati i vari momenti della celebrazione eucaristica in cui è previsto il segno della croce. Viene chiesto ora di approfondire uno dei tre momenti in cui i fedeli fanno il segno della croce, specificatamente il triplice segno di croce al vangelo. È un rito antico d’origine franco-germanica, entrato nella liturgia romana tra i secoli VIII e X. Con il tempo si è diffuso nei fedeli che, molto probabilmente, cominciarono ad imitare il sacerdote che lo faceva con le preghiere di preparazione alla proclamazione del vangelo. Il n. 134 dell’OGMR prescrive: “All’ambone il sacerdote apre il libro e, a mani giunte, dice: Il Signore sia con voi, mentre il popolo risponde: E con il tuo spirito; quindi: Dal Vangelo secondo N., tracciando con il pollice il segno di croce sul libro e sulla propria persona, in fronte, sulla bocca e sul petto, gesto che compiono anche tutti i presenti…” Questa indicazione è una novità della...

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La frazione del pane

Domanda: Perché il celebrante non spezza il pane nel momento della consacrazione, come ha fatto Gesù nell’ultima Cena? Perché lo spezzamento del pane è prima della Comunione? (Paolo S.) Ho già trattato questo argomento nell’articolo di dicembre 2019, parlando dei “riti di comunione”, e di maggio 2021 del Montefeltro. Tuttavia, lo riprendo al fine di fare alcune precisazioni. Dopo gli eventi pasquali del Signore Gesù l’unica modalità che abbiamo noi di entrare in comunione con Lui è quella sacramentale. Infatti, “ciò che era visibile nel nostro Salvatore è passato nei suoi misteri” (San Leone Magno, Sermones, 74, 2). E i sacramenti non sono una riproduzione storica di ciò che il Signore ha fatto. Quello è successo una volta per sempre. “I sacramenti sono segni efficaci della grazia, istituiti da Cristo e affidati alla Chiesa, attraverso i quali ci viene elargita la vita divina. I riti visibili con i quali i sacramenti sono celebrati significano e realizzano le grazie proprie di ciascun sacramento (CCC, 1131). Dopo questa premessa ricuperiamo il dato assodato secondo cui la frazione del pane, il gesto fatto da Gesù nell’ultima Cena ed anche la sera della risurrezione a Emmaus, ha dato il nome a tutta l’azione eucaristica sin...

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Reliquie dei santi sotto l’altare

Domanda: Nella mia parrocchia – di recente – è stata collocata nell’altare la reliquia insigne di un Santo. Fino a questo momento la reliquia non c’era. Perché questa pratica? È solo devozione? (Elena) La giusta comprensione delle devozioni e la loro corretta prassi sono sempre da rapportare al loro imprescindibile legame teologico con il mistero pasquale di Gesù Cristo che continua a realizzarsi particolarmente nell’eucaristia, sacramento del sacrificio salvifico di Cristo. Per questo il Concilio Vaticano II ammonisce che i pii esercizi (devozioni) “siano regolati… in modo da armonizzarsi con la liturgia; derivino in qualche modo da essa e ad essa introducano il popolo, dal momento che la liturgia è per natura sua di gran lunga superiore ai pii esercizi” (SC 13). La devozione alle reliquie dei santi, collocate sotto l’altare, è da comprendere in questa prospettiva conciliare. Il numero 302 dell’OGMR prescrive che “si mantenga l’uso di deporre sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare l’autenticità di tali reliquie”. Il Cerimoniale dei Vescovi (CdV) insiste: “Ci si assicuri con la massima diligenza, che le reliquie siano autentiche. Meglio dedicare un altare senza reliquie, che deporre sotto di esso reliquie...

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La posizione del tabernacolo

Domanda: Caro don Raymond, ci può spiegare quale è la posizione ideale per il tabernacolo dentro la chiesa? Esiste un significato preciso, un motivo per tale posizione? Lorenzo Fin dalle origini i cristiani hanno avuto una chiara coscienza di fede circa la presenza reale e permanente del Signore Gesù nel pane e nel vino consacrati. Ciò spiega la prassi di una premurosa e adorante custodia del Santissimo Sacramento per la comunione fuori della Messa. Durante le persecuzioni, i cristiani conservavano l’Eucaristia nelle loro abitazioni. Terminata la celebrazione si distribuiva il pane consacrato che i fedeli, laici ed eremiti, custodivano dentro piccoli vasi, o piccole scatole, per poi comunicarsi quando ne sentivano il bisogno. Veniva altresì consegnato ai diaconi per gli assenti e gli ammalati. Secondo San Giovanni Crisostomo, qualche volta, si conservava l’Eucaristia sotto le due specie. Il vino consacrato si conservava in un vaso d’oro a forma di botticella, detto dolium (S. Ambrogio). Con la costruzione dei luoghi di culto, dalle case si passa alle chiese dove viene eretta la cappella del SS. Sacramento che, pur distinta dalla navata ne era collegata. In Italia, dall’XI al XVI secolo, si preferisce l’uso di armadi fissati nel muro oppure nel secretarium, in...

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“Fratelli e sorelle” anche nel lezionario?

Domanda: Siccome la CEI ha adottato un linguaggio più inclusivo nel nuovo Messale aggiungendo a “fratelli” anche “e sorelle”, non si potrebbe pensare di aggiornare anche il Lezionario? Oppure c’è differenza tra un testo del Messale e del Lezionario? Nel caso, può farlo direttamente il lettore oppure occorre una ristampa aggiornata? Grazie per la delucidazione. Antonio La risposta a questa domanda di Antonio va recuperata a più livelli, che cerco di sintetizzare. Una ristampa del Lezionario, a pochi anni dalla sua entrata in vigore, non pare ipotizzabile considerando quanto impegno un tale lavoro richiederebbe. D’altra parte ogni libro liturgico rappresenta anche una espressione dell’unità e comunione ecclesiale. Lasciare al singolo lettore la facoltà di introdurre la dicitura “Fratelli e sorelle” nel Lezionario comporterebbe un rischio di evidenti differenze, sorgente di confusione, tra comunità vicine e perfino in seno a una stessa comunità dal momento che ogni lettore lo potrà fare o no secondo la sensibilità personale. Va ricordato che “La superficiale propensione a costruirsi una liturgia a propria misura, ignorando le norme liturgiche, non solo pregiudica la verità della celebrazione ma arreca una ferita alla comunione ecclesiale” (CEI, Presentazione alla terza edizione del Messale Romano, n. 7). “Oggi appare con nuova...

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Il “Padre nostro” e l’Amen finale

Domanda: Al momento della preghiera del Padre Nostro vedo che alcune persone allargano le braccia come il sacerdote, mentre altre pregano a mani giunte. Qual è il modo corretto per un fedele che partecipa alla Santa Messa? Perché la preghiera del Padre Nostro durante la celebrazione eucaristica non si conclude con la parola “Amen”? (Luca) Cercherò di rispondere all’ultima parte della domanda, rimandando la risposta alla prima parte a quanto già scritto sul Montefeltro, ottobre 2019. Come tutte le parole aramaiche giunte fino a noi, Amen è una espressione ricca di significati non sempre facili da tradurre nelle nostre lingue. Quando la si pronuncia si proclama che si considera vero quello che si è appena detto, che lo si ratifica. Significa anche che si è d’accordo con quanto espresso. Per tutti questi motivi, Amen era la modalità partecipativa più utilizzata nei primi secoli durante le celebrazioni e le preghiere comunitarie. È una parola che si usa sempre per concludere le preghiere della Chiesa, ma la preghiera del Signore, il Padre Nostro, non si conclude con l’Amen quando si recita alla fine della Messa. Quale ne è la ragione? La spiegazione generale che viene data è che non si dice “Amen”...

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Segni di croce durante la celebrazione

Domanda: Durante la S. Messa mi capita di vedere fedeli che si fanno il Segno di croce in vari momenti: all’ingresso dei ministri in processione, in risposta alla benedizione del Vescovo, in occasione dell’incensazione dell’assemblea, alla consacrazione, subito dopo aver ricevuto la Santa Comunione. Mi può dire in quali momenti della celebrazione eucaristica il Segno di croce ha un significato liturgico? (Lucrezia) Il Messale Romano, recependo le norme conciliari (cf. in particolare SC nn. 21 e 34), prescrive che “i gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento Generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio” (OGMR, n. 42). La domanda della nostra lettrice mette in luce quanto tali norme vengano a volte disattese da parte di alcuni. Il segno della croce, come tutti i segni, gesti ed atteggiamenti, deve...

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Il gesto della “Frazione del pane”

Domanda: Perché a Messa durante la consacrazione il sacerdote non rompe il pane al momento di pronunciare le parole “lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli”? Laura Ogni celebrazione liturgica è strutturata in modo che attraverso il rito, che è la forma esteriore e più evidente della celebrazione, l’azione invisibile dello Spirito Santo possa comunicare la salvezza operata da Gesù Cristo. Nella liturgia, “per mezzo di segni sensibili viene significata e, in modo ad essi proprio, realizzata la santificazione dell’uomo, e viene esercitato… il culto integrale” (SC 7). In tal modo, “il rito diventa punto di incontro tra l’umano e il divino, favorisce la partecipazione al mistero, ma rimane pur un diaframma che… comporterà ostacoli e reazioni, in quanto il senso intrinseco della sua funzione è di coinvolgere tutto l’uomo” (Nuovo Dizionario di Liturgia 1988, p. 224). Pertanto, la “dimensione rituale” è soggetta all’ordinamento che la Chiesa fa di tutta la celebrazione per “mediare” al meglio l’efficacia salvifica. Dai tempi degli Apostoli il gesto della frazione del pane (o dello spezzare il pane), compiuto da Gesù nell’ultima Cena, ha assunto una importanza tale che non solo è stato il segno di riconoscimento del Signore risorto (cf. Lc 24,35) ma...

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Gruppo liturgico parrocchiale

Domanda: Come fare perché nasca nella parrocchia il gruppo liturgico? Sentiamo che viene spesso auspicato dall’Ufficio Liturgico diocesano… Ma la liturgia non è affidata alla cura e alla responsabilità del parroco? Che cosa possono e devono fare i laici? Quali potrebbero essere i compiti precisi del gruppo liturgico parrocchiale? Rossella Il gruppo liturgico (GL) è l’emanazione in parrocchia di quella “commissione liturgica” auspicata dal Concilio Vaticano II in ogni Diocesi per “promuovere, sotto la guida del vescovo, l’apostolato liturgico” (SC 45). È un insieme di persone che coordinano le celebrazioni liturgiche per aiutare la comunità a quella “piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia” (SC 14). Naturalmente il GL è coordinato dal parroco, primo responsabile della liturgia nella comunità, o da un altro prete o diacono, o da un/a laico/a competente in liturgia (tale competenza non dipende dall’essere prete o diacono) su incarico del parroco. Oltre ad essere soggetto di coordinamento e dell’animazione liturgica, il GL è luogo di formazione allo spirito della liturgia secondo i dettami della riforma conciliare (“Anche i ministranti, i lettori, i commentatori e i membri della «schola cantorum» svolgono un vero ministero liturgico… Bisogna dunque che tali...

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