Lo Spirito Santo nel simbolo dell’acqua

Marc Chagall (1887-1985) Passaggio del Mar Rosso. Collezione Privata

Acqua e Spirito

Nella Bibbia, il primo accostamento acqua e spirito lo si trova all’apertura del testo biblico, in particolare nel passo di Genesi 1,2 che abbiamo già avuto modo di commentare. Il narratore della tradizione sacerdotale, solenne e teologica, narra come all’inizio della creazione “la terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l’abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. L’abisso in ebraico tehom, è linguisticamente affine all’accadico Tiamat, dea babilonese del caos primordiale. Dio, dunque secondo questa narrazione, interviene nel caos primordiale mediante il suo Spirito e la sua Parola (e Dio disse) per separare e creare ordine. Non a caso il nome della Pasqua ebraica: seder, significa ordine. Così nell’Eden, il Paradiso terrestre, secondo una narrazione più arcaica (la tradizione detta Jahvista perché solita a usare il nome proprio di Dio) troviamo le acque perfettamente ordinate e a servizio dell’uomo: un fiume usciva da Eden per irrigare il giardino e si divideva poi nei quattro fiumi del paradiso” (Gen 2,10-14). I quattro fiumi sono un riferimento ai quattro punti cardinali: le loro acque sono preziose e vivificanti e alla loro sorgente, nel centro dell’Eden, stendeva le sue radici l’albero della vita (Gen 2,9).

Lo Spirito: acqua che sgorga dal cuore di Cristo al cuore dei credenti

Dopo che l’accesso all’Eden fu precluso all’uomo, il suo bisogno di acqua, la sua sete si è caricata di un significato altamente simbolico. La ricerca delle sorgenti d’acqua viva infatti è un tema caro alla letteratura patriarcale. In questa ricerca i patriarchi, mentre disseminano il territorio di pozzi d’acque sorgive, disegnano nel contempo il loro itinerario spirituale (Gen 24,10s; 26,14-22; 29,1; Es 2,5s ecc…). Un’eco della portata simbolica del pozzo e dell’acqua viva la troviamo nel Vangelo di Giovanni, nella narrazione dell’incontro di Gesù con la Samaritana (Gv 4,10-14). Il “dono di Dio” promesso da Gesù, l’acqua viva che zampillerà per suo mezzo nel cuore dei credenti è lo Spirito Santo. I patriarchi nel loro peregrinare alla ricerca di pozzi e sorgenti esprimono l’itinerario spirituale di ogni uomo alla ricerca di un’acqua che estingue la sete del cuore.
Nell’Esodo l’acqua testimonia tanto fortemente la presenza di Dio, la cura di Dio per il suo popolo da accompagnarlo anche durante il cammino nel deserto. Mentre il popolo soffriva la sete per mancanza d’acqua: “Il Signore disse a Mosè […] Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo e va’. Ecco io stesso starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb. Tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà” (Es 17,5-6). Secondo l’interpretazione rabbinica la roccia non abbandonò mai il popolo seguendolo lungo tutta la sua peregrinazione fino alla terra promessa. Un’interpretazione ripresa da Paolo nella Prima lettera ai Corinzi: “I nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare, tutti furono battezzati in rapporto a Mosè nella nuvola e nel mare, tutti mangiarono lo stesso cibo spirituale, tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia che li accompagnava e quella roccia era il Cristo” (1 Cor 10,1-4).
Cristo è dunque la roccia da cui sgorga l’acqua dello Spirito, come attesta l’evangelista Giovanni: “Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me; come dice la Scrittura: fiumi d’acqua viva sgorgheranno dal suo seno. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui” (Gv 7,37-39).

Le acque della rinascita

Proprio all’inizio dell’Esodo un forte vento d’oriente sospinse le acque del mare (Es 14,21) e il popolo in fuga dall’Egitto si trovò spianata una strada nel mare. Questa potente icona di salvezza dell’Antico Testamento è diventata un simbolo battesimale. Anche il mare, rimando al male per le sue acque salate, grazie al soffio dello Spirito diventano luogo di vita e di rinascita. Interessante rileggere un’opera dell’ebreo Marc Chagall alla luce di questo connubio acqua e spirito. Nel blu intenso di acque che sono teatro del misterioso rivelarsi di Dio e della potenza del suo Spirito, alcuni elementi rivelano lo spessore simbolico dell’evento.
Proprio nel punto in cui la “nube” nasconde il cammino del popolo agli occhi degli inseguitori egiziani in corsa, un angelo sulla destra tiene le tavole della legge. Anche le pareti del mare entro le quali si snodava la strada per il passaggio del popolo (e che Chagall disegna come fossero grandi seni a destra e a sinistra) hanno un rimando alla Parola: le tavole della legge, infatti, le sponde del mare e le sponde del parto sono rese in ebraico con la stessa parola, Quello che lo Spirito operò nelle acque del Mar Rosso fu come un grande parto: il popolo da accozzaglia di schiavi divenne finalmente un popolo, e il popolo di Dio.
Sullo sfondo, dentro le acque, una coppia giace abbracciata, proprio vicinissima all’angelo che guida il popolo e che ha le fattezze dello “Spirito-Colomba”. La quiete con la quale il popolo si dirige verso l’altra sponda del mare racconta la rinascita frutto proprio di queste acque salutari in tutto simili alle acque della placenta. L’acqua, luogo di rinascita e rimando alla fecondità della Parola è rafforzata dallo sfondo verde scuro dove Chagall delinea le figure di Davide e di Cristo. Davide, cantore della Parola di Dio è ritratto con la cetra, Cristo invece è ritratto crocefisso. Benché per Chagall questo rappresentasse la cifra del popolo perseguitato, ma benedetto da Dio, nell’ottica cristiana la presenza del crocifisso compie il simbolo battesimale sempre riconosciuto dalla Chiesa nell’evento salvifico del passaggio del Mar Rosso. Non solo ma le ferite del Cristo sulla croce corrispondono ai quattro fiumi del paradiso e la ferita del Costato a quell’acqua viva finalmente offerta all’uomo.

suor Maria Gloria Riva, gennaio 2022