Lo Spirito Santo, olio di elezione

Pietro Ligari – Davide consacrato re dal profeta Samuele, Collezione Credito Valtellinese XVIII sec

L’olio, ottenuto dai frutti nero verdastri dell’ulivo è considerato fin dai tempi antichi una sostanza ricca di forza. Impregnando in modo permanente quello che tocca, l’olio è diventato presto il segno della consacrazione dei sovrani. Un’altra proprietà attribuita all’olio, specie nell’antico oriente, era quella di guarire le malattie; inoltre l’olio, elemento prezioso per condire i cibi, è segno di abbondanza e prosperità. Nella sacra Scrittura, l’importanza dell’olio, appare già nella Genesi. Giacobbe, dopo aver sognato la scala che porta al cielo, erige una stele e vi versa olio sulla sommità, quale segno di consacrazione. Quel luogo infatti da quel momento in poi si chiamò Betel, cioè casa di Dio e la pietra diverrà segno della protezione di Dio per il patriarca (cfr. Gn 28,18-22).
Anche Mosè separerà dalla sfera del profano gli arredi della tenda ungendoli con olio (Es 31,13), anzi tutta la dimora di Dio sarà consacrata con unguento: “Prenderai l’olio dell’unzione e ungerai con esso la Dimora e quanto vi sarà dentro e la consacrerai con tutti i suoi arredi; così diventerà cosa santa” (Es 40,9). Accanto agli arredi troviamo anche l’unzione sacerdotale: l’olio cosparso sul capo di Aronne e dei suoi figli conferirà loro un sacerdozio perenne (Es 40,13 ss).
Quando sorge la monarchia, al tempo dei giudici, il re – designato dal Signore stesso – viene indicato dal profeta mediante l’unzione dell’olio. Il re si chiamerà l’Unto di Dio. A Davide il Signore prometterà un discendente il cui regno non avrà fine, re e sacerdote per sempre, Unto del Signore per eccellenza: il Messia (in ebraico: mashiach che significa appunto unto, consacrato, in greco il Cristo).
Il profeta Samuele riceve da Dio l’incarico di ungere Saul: “Domani a quest’ora ti manderò un uomo della terra di Beniamino e tu lo ungerai come capo del mio popolo Israele. Egli libererà il mio popolo dalle mani dei Filistei, perché io ho guardato il mio popolo ed è giunto a me il suo grido” (1Sam 9,16). Tale unzione riempie di forza Saul e lo consacra a una missione nella quale egli diviene segno della cura amorevole di Dio per il suo popolo. Nell’unzione di Davide invece troviamo per la prima volta l’accostamento dell’unzione con lo Spirito Santo. Dio, avendo rigettato Saul, perché “Dio non guarda ciò che guarda l’uomo. L’uomo guarda l’apparenza il Signore guarda il cuore” (1 Sam 16,7), ordina a Samuele di riempire il corno dell’olio e di partire (cfr. 1 Sam 16,1). Allorché Davide gli si presentò dinanzi, Dio disse a Samuele: “Alzati e ungilo: è lui! Samuele prese il corno dell’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi” (1 Sam 16,13). In concomitanza con l’unzione, lo Spirito di Dio agisce su Davide, lo impregna della sua grazia. Si rivela perciò qui la duplice conseguenza dell’unzione, quella di consacrare, da un lato come per Saul, e quella di impregnare e in certo qual modo trasformare intimamente il Consacrato dall’altro. Questo secondo aspetto sarà tipico dell’unzione profetica. È Pietro Ligari, artista poliedrico Valtellinese, nato a Sondrio, ma attivo a Roma che ci racconta l’unzione di Davide rileggendola alla luce della dimensione sacramentale della Chiesa. Samuele, avvolto da un manto che lo denuncia come profeta, ha passato in rassegna tutti i figli di Jesse. Deve conferire a uno di essi uno spirito regale ma nessuno pare il prescelto. Due dei figli, forse i maggiori, sono ritratti lì, dietro al padre, e osservano la scena allibiti. Pareva loro d’esser perfetti, pareva loro d’avere physique du rôle per diventare re e invece si sono trovati fuori. Scartati. “L’uomo guarda l’apparenza, il Signore guarda il cuore”. Anche il padre Jesse è sorpreso e sconvolto. Il figlio più piccolo unto come re. Il piccolo Davide unto, cioè Messia. La Chiesa ha fatto propria questa dinamica delle scelte estrose dello Spirito. Ci chiamiamo cristiani da Cristo. Dunque siamo Unti, scelti e non per caratteristiche umane, o somatiche, o fisiche, o di altra natura, ma per la volontà di Dio.
Così l’olio nella ciotola di Samuele si coagula, sembra non voler scendere mai, sembra fissato nel tempo, per darci la possibilità di riflettere. I cristiani sono unti di Spirito Santo. Tutti i cristiani, nessuno più, nessuno meno. È la risposta a questo dono a fare la differenza. Davide, nella sua semplicità, rispose con tutto sé stesso alla scelta di Dio mentre Saul, che pure fu unto, visse questa elezione per sé stesso e non come servizio a Dio. Non a caso il nostro Ligari immortala il più piccolo dei figli di Jesse con le braccia incrociate sul petto, similmente alla Vergine Maria nelle annunciazioni. Davide, che significa amato dal Signore, risponde il suo sì a questa elezione, ma con il suo inchino e il suo gesto, riconosce che questa elezione è solo per un servizio da rendere a Dio.
Ogni cristiano con la cresima, non solo sigilla il percorso dell’elezione cristiana iniziata col battesimo, ma viene consacrato a una missione, a un servizio. Abbiamo già avuto modo di riflettere in queste pagine sul sacramento della cresima, vorrei qui fissare la nostra attenzione sull’olio e su come le sue caratteristiche di lucentezza, di calore (le lampade sono nutrite dall’olio), di aiuto per la lotta (i lottatori si ungono per sfuggire all’avversario) diventano nella Chiesa il segno di ciò che opera in noi lo Spirito Santo. Quale sia il compito che riceviamo da Dio all’interno della comunità cristiana lo Spirito farà di noi sorgenti di luce, ci farà sperimentare il suo calore e la sua forza per avanzare nella lotta quotidiana. Una sola cosa serve a Dio, il nostro sì, a braccia incrociate e senza riserve, come il piccolo Davide.

suor Maria Gloria Riva, giugno 2022