Lo splendore della Pasqua dentro la vita (Settembre 2019)

Il cammino della Diocesi nel nuovo anno pastorale 2019-20. La Diocesi è impegnata a realizzare il progetto suggerito dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium e guarda all’evento, non lontano, del primo Giubileo ordinario del Millennio, l’anno 2025. Il cammino intrapreso lo si evince sfogliando i titoli dei programmi pastorali di questi anni: Io corro, ma non come chi è senza meta, Camminare insieme, Tra la gente con la gioia del Vangelo. Nell’anno appena concluso il programma titolava così: Alle prime luci dell’alba, con evidente allusione all’annuncio mattutino della risurrezione di Cristo. La Diocesi nelle sue articolazioni ha indugiato, godendone, nello splendore della Pasqua. L’eco di quel grido: «Lui è vivo!» ha risuonato come la prima volta e non ha finito di sorprendere. Un “big bang”! Con questa metafora è stata tradotta la forza travolgente della risurrezione. Ci si è mobilitati – voce, mani, piedi, lingua e cuore – per questo annuncio. E che altro è la sostanza della missione se non annunciare e testimoniare la risurrezione di Gesù? Ecco, dunque, la sostanza del progetto: «Far conoscere Lui e la potenza della sua risurrezione». Non un proposito astratto, o vagamente mistico, ma sostanza prima, nucleo fondamentale, gioia stessa del Vangelo. Lo si è proclamato stando dentro le periferie a partire da quella di tanti cuori, dentro le ferite della società, nella complessità del reale: profezia e concretezza! Non è venuto meno il coraggio di pronunciare parole pasquali là dove la morte ha posto “la grossa pietra”. Nelle meditazioni, negli interventi, nelle conversazioni, nelle preghiere, la risurrezione di Cristo è stato il tema ricorrente. Nella celebrazione dei sacramenti – non c’è sacramento senza evangelizzazione – si è sperimentato come «tutto quanto fu visibile del Redentore è passato nei segni sacramentali» (Leone Magno). Le assemblee domenicali hanno provato a porre più attenzione alla dimensione pasquale della celebrazione per scuotersi da un certo torpore o da forme nostalgiche per i tempi passati, scioccamente ritenuti migliori. L’ascolto della Parola e il suo accoglimento ha fatto vedere e riconoscere il Risorto com’è accaduto a Maria di Magdala, ai pescatori sul lago, ai discepoli di Emmaus. Non si vorrebbe, non si saprebbe come staccarsi da questo incanto pasquale che infonde speranza, unisce nella professione di fede e mantiene aperti al futuro. Entrando nel nuovo anno pastorale si resta in questa luce. Si torna al cenacolo, spazio di comunione generato dal Risorto e generante il Risorto: «Dove due o più sono uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro». Questa esperienza è stata vissuta in alcune assemblee diocesane, da quella iniziale del “pomeriggio del Mandato” nel settembre scorso, a quella più recente nella Veglia di Pentecoste, nella quale è stato dedicato tempo per la verifica e il discernimento. Altrettanto si vivrà nell’imminente Assemblea diocesana del 22 settembre. Si è toccato con mano il coagularsi di un consistente laicato disposto a mettersi in gioco, anche a ritmi serrati. È stata sdoganata una parola che sembrava appannaggio degli specialisti e che invece sintetizza tutto quanto si è andati dicendo: la parola kerygma. Ci si è resi conto come non sempre si è stati folgorati dal kerygma e come la fede sia stata e sia a rischio di moralismo. Il Programma pastorale si prolunga con l’attenzione che verrà data al sacramento del Battesimo, non solo perché è il primo, ma perché richiama la decisione di essere cristiani e di accogliere la dinamica della Pasqua nella propria vita: molti sono cristiani senza mai aver deciso di esserlo. Rinnovare la memoria del Battesimo è riproporre “la decisione”. Il Battesimo inizia e sostiene poi una vita da risorti. È dal Risorto che promana la vita nuova. La sua rinnovazione ripropone la responsabilità di entrare consapevolmente a far parte del popolo di Dio, ad essere pietre vive di un edificio santo: la Chiesa. La pastorale battesimale può essere veramente una pastorale di evangelizzazione: proclama la prossimità innamorata di Dio per la sua creatura e la festa di una comunità (la Chiesa) per una vita che fiorisce con una molteplicità di tonalità e colori. Il Battesimo tocca la vita reale delle persone e della famiglia e fa della pastorale battesimale un’autentica pastorale degli adulti. Questa la sfida per il 2019/20. In fondo tutto questo non è altro che un progetto popolare di Iniziazione Cristiana per tutti.
✠ Andrea Turazzi