Noi, discepoli di Gesù (Settembre 2016)

Linee chiare di pensiero e di azione nella direzione della Evangelium gaudium.

C’è chi non è tornato dalle vacanze, semplicemente perché non ha potuto farle, e sta proseguendo il suo cammino con le fatiche e le stanchezze di sempre. A loro va il mio primo pensiero. C’è chi è stato più fortunato, ma si è regalato, per lo più, una pausa sempre troppo breve e veloce. Tuttavia, per gli uni e per gli altri, settembre ha in serbo qualcosa che ha il sapore dell’inizio, e ogni inizio porta attesa e promessa, incuriosisce e spezza la routine. In altre parole: ogni inizio ha in sé una grazia, qualcosa di magico. Entro con questo spirito positivo nel nuovo anno pastorale e prego con l’antica orazione che accompagna ogni nuova impresa: «Ispira le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto: perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento». È una preghiera che invoca il dono della perseveranza, incoraggia l’iniziativa, chiarisce lo scopo, suppone l’agire costantemente inzuppato di soprannaturale. Partiamo!
Nello zaino dell’estate ci portiamo tutte le contraddizioni delle settimane appena trascorse, persino la questione del burkini (giuro: non sapevo che cosa significasse questa parola…), mentre siamo stati e siamo sconvolti dalle tante tragedie, quella terrificante di Aleppo, ad esempio. Nello zaino portiamo anche esperienze e incontri, volti e nuovi legami. In diocesi abbiamo vissuto il millenario della traslazione di San Leone, con grande concorso di gente, con il Card. Antonelli e con la presenza sempre molto gradita degli arcivescovi emeriti Paolo e Luigi.
Per la circostanza ho scritto una lettera alla città di San Leo e alla diocesi per ribadire «tre sì»: sì alla cultura della vita, sì all’educazione vocazionale dei giovani, sì all’accoglienza dello straniero. Dallo zaino possiamo cavar fuori le felici esperienze dei campi scuola e dei campeggi (oltre duemila i partecipanti, fra ragazzi e adulti), le straordinarie giornate di Cracovia per la Giornata Mondiale della Gioventù (ho seguito in Polonia i nostri settantacinque pellegrini) e, da ultimo, le emozioni olimpiche e le provocazioni sempre stimolanti del Meeting… Non c’è dubbio: siamo tutti più ricchi di umanità, più legati gli uni agli altri, più responsabili e disposti a nuove sfide.
È inevitabile per il cristiano la domanda: «Che cosa ci chiede il Signore? Che cosa vuole dalla sua Chiesa?». È verità assodata che la Chiesa non è per se stessa, ma per il mondo. Occorre, pertanto, aver chiare alcune linee di pensiero e di azione. Tuttavia, fissare priorità è un’impresa ardua. Ognuno ha da proporre progetti, da segnalare urgenze, da rivendicare attenzioni, da avanzare obiettivi. Noi scegliamo decisamente di fare nostri la lettera e lo spirito dell’Esortazione Apostolica di papa Francesco Evangelii Gaudium, raccomandati solennemente al Convegno della Chiesa italiana dello scorso novembre a Firenze. La semplice lettura – che abbiamo fatto ormai più volte – non basta; si tratta di impregnare del suo spirito ogni nostra scelta. Ci vien chiesta una vera conversione personale e comunitaria, culturale e pastorale. Tempo fa mi è capitato di chiedere durante un incontro a che cosa facesse pensare l’espressione gioia del Vangelo. Mi è stato risposto: «La vita dei primi cristiani». Ho trovato la risposta assai pertinente e da qui l’idea di proporre all’intera diocesi di riprendere la meditazione degli Atti degli Apostoli, lo scritto del Nuovo Testamento nel quale si vedono in opera la forza di espansione del Vangelo, la gioia che infonde nonostante le persecuzioni, i frutti che fa sbocciare per l’incontro con il Risorto e l’esperienza del Regno di Dio. Negli Atti degli Apostoli, più che teorie sulla Chiesa, si toccano con mano la sua vitalità, il suo mistero umano-divino, la sua ricchezza di ministeri e carismi: la “Chiesa in uscita” che va fecondando il mondo col Vangelo. Il “dopo Gesù” è ancora più ricco della sua presenza. Si provvederà ad una consegna capillare di una edizione “nostra” degli Atti, come lo scorso anno fu distribuita la corona del Rosario per le famiglie.
Torno all’Esortazione Evangelii Gaudium e alla sua pretesa di concretezza. Vi troviamo parole antiche eppure nuove: sinodalità e discernimento comunitario. Parole suggestive, dal significato coinvolgente: camminare insieme e insieme esercitare il giudizio (conforme al celebre trinomio: vedere, giudicare, agire). Immagino preti “con l’odore delle pecore”, laici protagonisti e in campo (mai “panchinari”), carismi che si armonizzano fra loro, programmi e verifiche condivisi.
Si parte domenica 25 settembre con la celebrazione del mandato e la consegna del programma pastorale e si tornerà in centro diocesi il 27 maggio per la verifica e per scambiarsi la sorpresa per quanto il Signore va facendo tra noi. Sinodalità e discernimento comunitario porteranno al rilancio degli organismi ecclesiali di comunione e corresponsabilità quali i Consigli Pastorali e i Consigli per gli Affari economici. Il rilancio (nuove elezioni, rinnovo dei regolamenti, etc.) non sarà un adempimento burocratico, ma un’occasione di maturazione ecclesiale, anche attraverso catechesi appropriate e momenti di preghiera. Non c’è fretta! Gli Uffici pastorali insieme alle aggregazioni sono riusciti in un’impresa non facile: quella di un calendario pastorale diocesano unitario! Sfogliandolo – ho a disposizione una bozza in anteprima di stampa – balza agli occhi il grande impegno della diocesi per la formazione e per i momenti celebrativi comunitari (priorità non proclamate, ma realmente vissute). Le priorità messe in evidenza non escludono (guai se lo facessero!) l’impegno nelle “cose di sempre”. L’impianto catechistico ha conosciuto nello scorso anno una vera e propria impennata ed ha aiutato la comunità a ripensare l’iniziazione cristiana, impresa da non affidare esclusivamente ai catechisti, ma alle famiglie e alla comunità intera. L’Ufficio catechistico ci aiuterà ancora a tenere ben ferma la lente di ingrandimento sui problemi e sulle nuove proposte per l’iniziazione cristiana. Intanto gli chiediamo di avviare una riflessione sulla catechesi degli adulti e, più in generale, sull’annuncio del Vangelo alle persone adulte. Non c’è un’azione veramente ecclesiale se non quella motivata dal Vangelo e finalizzata al Vangelo.

+ Andrea Turazzi