Non abbiate paura!

Il Papa incontra gli adolescenti

«Presso la croce di Gesù ci sono Maria e Giovanni. Tutto sembra perduto, tutto sembra finito per sempre. Eppure, l’ora di Gesù – che nel Vangelo di Giovanni è l’ora della morte sulla croce – non rappresenta la conclusione della storia, ma segna l’inizio di una vita nuova: è il tempo della Chiesa che nasce». Il Papa ha così esortato la comunità maltese, in occasione del suo ultimo viaggio apostolico: «Per rinnovare la nostra fede e la missione della comunità, siamo chiamati a ritornare a quell’inizio, alla Chiesa nascente che vediamo presso la croce in Maria e Giovanni. Ma che cosa significa ritornare a quell’inizio? Anzitutto, si tratta di riscoprire l’essenziale della fede». «Abbiamo bisogno di una fede che si fonda e si rinnova nell’incontro personale con Cristo, nell’ascolto quotidiano della sua Parola, nella partecipazione attiva alla vita della Chiesa. La crisi della fede, l’apatia della pratica credente soprattutto nel dopo-pandemia e l’indifferenza di tanti giovani rispetto alla presenza di Dio non sono questioni che dobbiamo “addolcire”, pensando che tutto sommato un certo spirito religioso resista ancora, no! Occorre vigilare perché le pratiche religiose non si riducano alla ripetizione di un repertorio del passato, ma esprimano una fede viva, aperta, che diffonda la gioia del Vangelo» (Viaggio Apostolico a Malta, Santuario Nazionale di “Ta’ Pinu” a Gozo; 2 aprile).
«Anche nella nostra religiosità – aggiunge il Santo Padre – possono insinuarsi il tarlo dell’ipocrisia e il vizio di puntare il dito. Come verificare allora se siamo discepoli alla scuola del Maestro? Dal nostro sguardo, da come guardiamo al prossimo e da come guardiamo a noi stessi» (Malta; Floriana, 3 aprile).
Sottolinea il Pontefice: «Meglio una fede imperfetta ma umile, che sempre ritorna a Gesù, di una fede forte ma presuntuosa, che rende orgogliosi e arroganti» (Regina Cæli, 24 aprile).
Salutando poi i giovani maltesi, li ha incoraggiati nel cammino di fede affermando: «Cari amici giovani, condivido con voi la cosa più bella della vita. Sapete qual è? È la gioia di spendersi nell’amore, che ci fa liberi. Ma questa gioia ha un nome: Gesù. Vi auguro la bellezza di innamorarvi di Gesù che crede in voi, sogna con voi, ama le vostre vite e non vi deluderà mai» (3 aprile).
Anche in occasione dell’incontro con i giovani adolescenti, a cui la nostra Diocesi ha partecipato con la presenza di numerosi ragazzi, il Papa ha esclamato: «Buttatevi nella vita! Cercate qualcuno che vi accompagni. Ma non abbiate paura della vita, per favore! Abbiate paura della morte, della morte dell’anima, della morte del futuro, della chiusura del cuore: ma della vita, no!». Ha poi aggiunto: «Le paure vanno dette, le paure si devono esprimere per poterle così cacciare via. Vanno messe alla luce. E quando le paure, che sono nelle tenebre, vanno nella luce, scoppia la verità» (Piazza San Pietro, 18 aprile).
«Il Signore – sottolinea il Papa – sa che i timori sono i nostri nemici quotidiani. Sa pure che le nostre paure nascono dalla grande paura, la paura della morte: paura di svanire, di perdere le persone care, di star male e non farcela più… Ma a Pasqua Gesù ha vinto la morte. Nessun altro, dunque, può dirci in modo più convincente: “Non temere”, “non avere paura”. Il Signore lo dice proprio lì, accanto al sepolcro da cui è uscito vittorioso. Ci invita così a uscire dalle tombe delle nostre paure». «Ma come fare, possiamo dire, a combattere la paura? Ci aiuta la seconda cosa che Gesù dice alle donne: “Andate ad annunciare”. La paura ci chiude sempre in noi stessi; Gesù, invece, ci fa uscire e ci manda agli altri» (Regina Cæli, 18 aprile).
«Attraverso una Confessione, le parole di una persona, una consolazione dello Spirito, un avvenimento inaspettato e sorprendente… in vari modi Dio si premura di farci sentire l’abbraccio della sua misericordia, una gioia che nasce dal ricevere il perdono e la pace» (Santa Messa, Domenica della Divina Misericordia; 24 aprile).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, maggio 2022