Ogni uomo ha diritto a vivere

Una sfida per i Sammarinesi e per tutti

La realtà ci provoca su un ambito in cui sono in gioco la vita e la morte. Una parte importante dei nostri concittadini è chiamata ad esprimersi su un quesito referendario riguardante la depenalizzazione dell’aborto, in pratica l’interruzione volontaria della gravidanza, nella Repubblica di San Marino. Molti, non solo cattolici, sentono dal più profondo del cuore la responsabilità della decisione.
Per i cattolici il “no” a questa proposta di legge è dettato non solo da convinzioni di fede – che non sono in discussione – ma anche da motivazioni di ragione e di giustizia. I cattolici e, ci auguriamo, tanti cittadini faranno la loro parte in favore della vita. Il “no” non dice tutta la verità, nel senso che quello che si intende è un “sì”: un “sì” pieno alla vita. Dunque, sulla scheda si dirà “no”, ma in realtà si risponde “sì”: ci si schiera dalla parte della creatura che ha appena iniziato la sua avventura. Ogni persona ha diritto a vivere! E quello che è custodito nel grembo della mamma è una persona. Poi ci sono altri diritti, ma questo è previo e fondamentale. La difesa del nascituro è molto più della difesa di un principio, perché è l’accoglienza di una persona alla mensa comune.
Non meno importante è il punto di vista di una mamma, quella raggiante per l’arrivo della nuova creatura, ma soprattutto quella preoccupata, quella che è in ansia a causa delle difficoltà, a cui assicurare tutto l’accompagnamento, la cura, la tutela. La donna porta il “peso” e la fatica della maternità, ma il papà non è mai da dimenticare per la sua responsabilità e consapevolezza. Mai più una donna sola, non considerata, non difesa, non onorata.
Fondamentale, in questa circostanza, è il punto di vista sulla società. Talvolta si dice, quasi tirandosi fuori dalla mischia: «Ognuno deve seguire la propria coscienza». È vero: ma la libertà di coscienza non è fare quello che pare e piace; non c’è solo la libertà di coscienza, c’è anche la responsabilità della coscienza. La società, quella sammarinese, ma anche quella italiana e quella europea, è messa con le spalle al muro e deve rispondere a domande incalzanti: «Che cosa dici di te stessa? Quali sono i tuoi valori fondanti? Come ti prendi cura della vita nascente? Qual è il tuo progetto di futuro?».
Entrano in ballo discorsi di educazione, di applicazione delle scienze alla salute e soprattutto di solidarietà sociale. Ora ci viene incontro un’opportunità grande per un sussulto di consapevolezza: un momento favorevole per tutta la comunità. Sarebbe davvero triste alzare le spalle o rinunciare a prendere posizione e a partecipare. In ballo è la formazione delle coscienze. Un’importante osservazione di metodo: nel dibattito pubblico, nella società secolare, si confrontano ragioni di antropologia, di etica e di scienza, di per sé non di religione.
Sono contento che sempre più il fermo “no” all’aborto sia accompagnato da parole e gesti di attenzione, di non giudizio alla donna, anche alla donna che lo ha vissuto. Bisogna vegliare e chiedere un altro sguardo, un altro lessico, altra coscienza di questa tragedia che è sempre vita spezzata. Non oso pensare che il confronto scada nella rissa: come saremo dopo la chiusura dei seggi? In ogni caso ci troveremo ad essere compagni di cammino. Il dialogo è ossigeno della democrazia.
Invito a puntare molto sulla dimensione costruttiva: la sorpresa della vita, la buona notizia della vita. Presupponiamo in tutti questa sensibilità da far emergere. Ci sono valori che il cristianesimo porta con sé e che deve sempre più saper mettere in campo a servizio del bene comune. Con la mentalità del dono.

+ Andrea Turazzi, giugno 2021