Parole alla Città

Speranza, ripresa, responsabilità, educazione

«Il Signore disse ad Abrám: “Esci dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò…”». La figura di Abramo evoca la vicenda umana e spirituale di san Leone, primo e più grande evangelizzatore del Montefeltro, festeggiato come Patrono della Diocesi il 1° agosto. «La storia di Abramo è una storia religiosa – sottolinea il Vescovo Andrea –: Dio lo chiama; Abramo risponde e diventa pellegrino in cammino verso la “terra promessa”». «La fede di Abramo – prosegue – inaugura un modo nuovo di interpretare la vita dell’uomo e la storia. Sperando contro ogni speranza (Rm 4,18), Abramo lascia tutto per il Tutto! Scopre che Dio non viene mai meno e che trovare Dio significa anche trovare la parte migliore dell’uomo». Nel giorno della festa del Patrono Leone il Vescovo, incontrando la città di San Leo e la Diocesi, attualizza la Parola di Dio sulle vicende del presente, con quattro sottolineature.
Una parola di speranza. «Tempo di crisi per noi cristiani significa tempo di speranza», speranza intesa come virtù teologale. Mons. Andrea invita ad affrontare quest’epoca di «smarrimento sul piano etico e, prima ancora, sul piano del pensiero» con la fede e il coraggio di Abramo, perché abbiamo valori perenni, «da non confondere con i nostri schemi e le rassicuranti consuetudini», «basati sulla Parola di Dio e che hanno un nome preciso: Gesù e il suo Vangelo». Il Vescovo affida a san Leo un desiderio: la ripresa della vita pastorale ordinaria «con rinnovato entusiasmo dopo le chiusure e le restrizioni, senza buttare via quello che c’è stato di bello, nonostante tutto, come i collegamenti online, le liturgie domestiche in famiglia e tra famiglie…». In concreto, «chi ha la fede più solida aiuti i più deboli, i genitori accompagnino i figli al rientro, le associazioni mostrino la vitalità e l’audacia del loro carisma». E aggiunge: «Non è questione di numeri, ma di qualità, di fervore!». Non bisogna sottovalutare i pericoli che la pandemia ancora riserva, per questo il Vescovo esorta a fare tutto il possibile: «La campagna vaccinale non deve trovare ostacoli; dopo essere stata risolta la questione della moralità, con il chiaro e autorevole pronunciamento della Congregazione per la Dottrina della Fede e con l’approvazione del Santo Padre, possiamo ribadire che è per amore dei nostri fratelli e per il bene della comunità tutta che affrontiamo questa campagna!».
Un’ultima parola del Vescovo è stata detta sulla dignità della persona e sulla libertà di parola ed educazione, tema suscitato dal dibattito intorno al disegno di legge sulla omotransfobia in discussione in questi mesi. «Il decreto – afferma mons. Andrea – non tratta solo dell’opporsi alla violenza nei confronti delle persone in ragione del loro orientamento sessuale (di per sé già previsto dalla Costituzione Italiana), ma va oltre e induce a ritenere che il solo pensare ed esprimersi diversamente rispetto alle definizioni contenute nel disegno di legge potrebbe apparire come istigazione e discriminazione, penalmente perseguibili». Il Vescovo ritiene che si sia creato «un disorientamento antropologico che confonde il principio di reciprocità uomo-donna, su cui si fondano la famiglia e l’educazione». Per superare tale confusione, mons. Vescovo richiama il Concilio Vaticano II che invita a ritenere «la persona superiore ad ogni altra considerazione» (cfr. GS 29) e il Catechismo della Chiesa Cattolica che esorta ciascuno, uomo o donna, a «riconoscere e accettare la propria identità sessuale. La differenza e la complementarità fisiche, morali e spirituali sono orientate ai beni del matrimonio e allo sviluppo della vita famigliare». Mons. Vescovo, pensando alla piena realizzazione di ogni persona, ravvisa come «l’identità sessuale possa essere vissuta in pienezza anche da chi, per vari motivi, si trova ad essere single e da coloro che per il Regno dei cieli consacrano, con cuore indiviso, la loro vita alla lode di Dio, al servizio dei fratelli e alla testimonianza del mondo futuro nel quale “non c’è né giudeo né greco, né maschio né femmina, perché voi tutti siete uno in Cristo Gesù” (Gal 3,28)» (Omelia nella Festa di San Leone, San Leo, Cattedrale, 1° agosto 2021).
Sul tema dell’annuncio Mons. Vescovo fa notare che gli episodi pasquali del Vangelo di Marco si concludono tutti con la parola: «Non credettero». Eppure, il Signore Gesù dice agli apostoli: «Andando in tutto il mondo predicate il Vangelo ad ogni creatura». Come è possibile se non credono? «Gesù sta dicendo – commenta – che persino il dubbio può essere motore per l’annuncio missionario». «Se una parte di te è in difficoltà con la fede e stai lottando – esemplifica –, può essere che il tuo annuncio sia più vero. Se tu fossi già a posto e non avessi alcun combattimento dentro di te probabilmente faresti più fatica a metterti nei panni di chi ti ascolta. Non riusciresti ad essere vicino a chi cerca il senso della vita». E conclude: «Dubiti? Allora vai ad annunciare, perché annunciando incontrerai il Signore, che si farà presente nel tuo annuncio».
Il Vangelo di Marco si conclude con la proclamazione di una novità, che riguarda persino le relazioni con il creato e con gli altri: scacciare i demoni, parlare lingue nuove, prendere in mano serpenti… «Nessuna magia – precisa il Vescovo – si tratta semplicemente di scacciare il pensiero che non sei amato: questo è il dubbio che il diavolo può insinuare». Richiamando il tema del Programma pastorale del biennio 2020-2022, il Vescovo sottolinea che «quando parliamo di missione ci si riferisce non tanto all’attività della Chiesa nei paesi lontani, ma a quel compito di annuncio e di testimonianza che Gesù consegna ad ogni cristiano nel giorno del Battesimo e che affida alle nostre comunità». Un annuncio prima con la vita, soltanto dopo con le parole (Omelia nella Veglia di preghiera con l’USTAL-UNITALSI, Loreto, Santuario della Santa Casa, 30 luglio 2021).

Paola Galvani, settembre 2021