Reliquie dei santi sotto l’altare

Domanda: Nella mia parrocchia – di recente – è stata collocata nell’altare la reliquia insigne di un Santo. Fino a questo momento la reliquia non c’era. Perché questa pratica? È solo devozione? (Elena)

La giusta comprensione delle devozioni e la loro corretta prassi sono sempre da rapportare al loro imprescindibile legame teologico con il mistero pasquale di Gesù Cristo che continua a realizzarsi particolarmente nell’eucaristia, sacramento del sacrificio salvifico di Cristo. Per questo il Concilio Vaticano II ammonisce che i pii esercizi (devozioni) “siano regolati… in modo da armonizzarsi con la liturgia; derivino in qualche modo da essa e ad essa introducano il popolo, dal momento che la liturgia è per natura sua di gran lunga superiore ai pii esercizi” (SC 13). La devozione alle reliquie dei santi, collocate sotto l’altare, è da comprendere in questa prospettiva conciliare.
Il numero 302 dell’OGMR prescrive che “si mantenga l’uso di deporre sotto l’altare da dedicare le reliquie dei Santi, anche se non martiri. Però si curi di verificare l’autenticità di tali reliquie”. Il Cerimoniale dei Vescovi (CdV) insiste: “Ci si assicuri con la massima diligenza, che le reliquie siano autentiche. Meglio dedicare un altare senza reliquie, che deporre sotto di esso reliquie la cui autenticità non sia comprovata” (n. 866). Pertanto, “si conserverà l’usanza di racchiudere nel cofano delle reliquie una pergamena che riporti il giorno, il mese e l’anno della dedicazione dell’altare, il nome del vescovo celebrante, il titolo della chiesa, come pure i nomi dei martiri o degli altri santi le cui reliquie vengono deposte sotto l’altare” (CdV, n. 932, cf. anche n. 877).
Il Cerimoniale inoltre precisa: “Il cofano delle reliquie non si deve sistemare sull’altare né includere nella mensa dell’altare, ma si deve deporre sotto la mensa stessa, tenuta presente la struttura dell’altare” (n. 866, c). È una norma di antichissima tradizione come la testimonia sant’Ambrogio: “Egli però (Cristo) sta sopra l’altare, perché ha patito per tutti; questi (i martiri), riscattati dalla sua passione, saranno collocati sotto l’altare” (Epistula 22,13).
Infatti, “per sua stessa natura, l’altare è dedicato a Dio soltanto, perché a Dio soltanto viene offerto il sacrificio eucaristico. È questo il senso della dedicazione dell’altare secondo la consuetudine della Chiesa. Lo esprime assai bene sant’Agostino: «Non ai martiri, ma al Dio dei martiri dedichiamo altari, anche se lo facciamo nelle memorie dei martiri»” (CdV, n. 932).
Il vero senso della presenza delle reliquie dei martiri (e dei santi) sotto l’altare è, dunque, che in loro è la vittoria di Cristo sulla morte e la glorificazione della nostra umanità che celebriamo. “Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7,14). E in tal modo le reliquie dei martiri (e santi) ci ricordano che essi hanno imitato pienamente l’Agnello e nel contempo sono per noi un richiamo, un invito a guardare ai santi come a coloro nei quali Cristo ha già realizzato totalmente il suo mistero pasquale. Quindi, da imitare nella sequela e nella testimonianza fedele del Signore Gesù fino alla morte, perfino del martirio, per essere glorificati con Lui come loro. È ciò che vivevano i primi cristiani quando celebravano l’eucaristia sulle tombe dei martiri, e successivamente nelle chiese edificate sulle tombe o luoghi del martirio!

don Raymond Nkindji Samuangala, dicembre 2021
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti