Segni di croce durante la celebrazione

Domanda: Durante la S. Messa mi capita di vedere fedeli che si fanno il Segno di croce in vari momenti: all’ingresso dei ministri in processione, in risposta alla benedizione del Vescovo, in occasione dell’incensazione dell’assemblea, alla consacrazione, subito dopo aver ricevuto la Santa Comunione. Mi può dire in quali momenti della celebrazione eucaristica il Segno di croce ha un significato liturgico? (Lucrezia)

Il Messale Romano, recependo le norme conciliari (cf. in particolare SC nn. 21 e 34), prescrive che “i gesti e l’atteggiamento del corpo sia del sacerdote, del diacono e dei ministri, sia del popolo devono tendere a far sì che tutta la celebrazione risplenda per decoro e per nobile semplicità, che si colga il vero e pieno significato delle sue diverse parti e si favorisca la partecipazione di tutti. Si dovrà prestare attenzione affinché le norme, stabilite da questo Ordinamento Generale e dalla prassi secolare del Rito romano, contribuiscano al bene spirituale comune del popolo di Dio, più che al gusto personale o all’arbitrio” (OGMR, n. 42).
La domanda della nostra lettrice mette in luce quanto tali norme vengano a volte disattese da parte di alcuni. Il segno della croce, come tutti i segni, gesti ed atteggiamenti, deve poter corrispondere alla verità della parte della celebrazione a cui si riferisce e far emergere in modo immediato il significato teologico corrispondente all’azione liturgica in atto. Le norme liturgiche attuali prevedono il segno della croce solo nei seguenti momenti della celebrazione eucaristica:

  • Riti di introduzione: “Terminato il canto d’ingresso, il sacerdote, stando in piedi alla sede, con tutta l’assemblea si segna con il segno di croce” (OGMR, n. 50; 124).
  • Al Vangelo (cf. OGMR, n. 134): “Nel momento del Vangelo, il sacerdote fa il segno di croce sull’evangeliario, poi, imitato dai fedeli, altri tre segni sulla fronte, sulle labbra e sul cuore, per esprimere l’influenza che la Buona Novella, centrata sulla Croce-Risurrezione, deve avere sui nostri pensieri, le nostre parole e le nostre volontà” (Dom Robert Le Gall, Dizionario di Liturgia, p. 74).
  • Alla consacrazione: il celebrante “traccia un unico segno di croce sul pane e sul calice, dicendo”… (cf. tutte le Preghiere Eucaristiche). In più, nella Preghiera Eucaristica I o Canone Romano, “i concelebranti fanno il segno di croce alle parole scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo” (n. 222-e).
  • Riti di conclusione: “Il sacerdote …, tracciando il segno di croce sopra il popolo, prosegue: Padre e Figlio e Spirito Santo. Tutti rispondono: Amen” (OGMR, 167). “Se alla Messa segue un’altra azione liturgica, si tralasciano i riti di conclusione, cioè il saluto, la benedizione e il congedo” (OGMR, 170).
  • All’incenso: ogni volta che si usa l’incenso il sacerdote lo pone nel turibolo e “lo benedice con un segno di croce, senza dire nulla” (cf. OGMR, 120; 132; 144). Invece non è previsto nessun segno di croce all’acqua che viene aggiunta al vino (cfr. OGMR, 142).

Come si vede, anche il Messale Romano attuale dà spazio ai segni di croce, tuttavia nel rispetto della verità degli elementi della celebrazione corrispondenti a questi segni che vogliono esprimere la realtà della consacrazione e della benedizione che Dio dà per la nostra redenzione, realizzata da Gesù Cristo per mezzo della Croce!

don Raymond Nkindji Samuangala, giugno 2021
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti