“Signore, salvaci!”

Nel tempo del Coronavirus, dove anche la voce del Santo Padre si fa più silenziosa e accorata, ascoltiamo le parole del nostro Pastore che, riecheggiando nel silenzio di una Basilica vuota di fedeli ma colma di cuori che si alzano al cielo, ci accompagnano: «da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati. Nonostante il trambusto, Gesù dorme sereno, fiducioso nel Padre.
La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità.
La tempesta pone allo scoperto tutti i propositi di “imballare” e dimenticare ciò che ha nutrito l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentativi di anestetizzare con abitudini apparentemente “salvatrici”, incapaci di fare appello alle nostre radici, privandoci così dell’immunità necessaria per far fronte all’avversità».
Dentro questo generale disorientamento il Pontefice ci incoraggia: «invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Abbiamo un’àncora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separino dal suo amore redentore. Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso. Stasera – conclude il Papa – vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio» (Sagrato della Basilica di San Pietro, 27 marzo).
Ascoltiamo inoltre il messaggio di Pasqua che il santo Padre ci trasmette: «in questa notte è risuonata la voce della chiesa: Cristo mia speranza è risorto!» (Messa Pasquale, 12 aprile).
«La risurrezione di Gesù ci dice che l’ultima parola non spetta alla morte ma alla vita» (Regina Coeli, 13 aprile).
Ricorda poi con paterna sollecitudine tutti coloro che sono coinvolti nella pandemia: «Gesù nostra Pasqua dia forza e speranza ai medici e agli infermieri fino al sacrificio della propria salute. Nella circostanza attuale si allentino pure le sanzioni internazionali che inibiscono le possibilità dei paesi di fornire adeguato sostegno ai cittadini, riducendo se non addirittura condonando il debito che grava sui paesi più poveri. Non è questo il tempo degli egoismi! Rivolgo uno speciale pensiero all’Europa. L’Unione europea ha di fronte a sé una sfida epocale dalla quale dipenderà non solo il suo futuro ma anche quello del mondo intero».
Rivolge anche un appello «per un cessate il fuoco globale e immediato in tutte le parti del mondo. Non è questo il tempo per fabbricare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per aiutare le persone e salvare vite» (12 aprile).
Interpella infine ciascuno di noi: «Convertitevi! Cambiate vita! Voi che avete ricevuto la promessa di dio e vi siete allontanati dalla promessa di dio convertitevi, tornate alla fedeltà al Signore! Chiedete la grazia di essere fedeli, anche davanti ai sepolcri, davanti al crollo di tante illusioni» (Santa Marta, 14 marzo), come fu Maria Maddalena dinanzi al sepolcro di Gesù.

Monache dell’Adorazione eucaristica – Pietrarubbia, maggio 2020