Sulle orme del nostro padre Abramo

Viaggio Apostolico in Iraq

«Gesù chiama Pietro, Giacomo e Giovanni e li porta con sé sulla montagna. Il suo volto raggiante e le sue vesti splendenti, che anticipano l’immagine da Risorto, offrono a quegli uomini la luce della speranza, la luce per attraversare le tenebre: la morte non sarà la fine di tutto, perché si aprirà alla gloria della Risurrezione» (Angelus, 28 febbraio).
Per la forza di questa luce – affinché risplenda nel cuore di tutti gli uomini – il Pontefice ha deciso, realizzando un progetto di san Giovanni Paolo II, di recarsi in visita al popolo Iracheno fortemente provato dagli «effetti della guerra e delle persecuzioni» (Incontro con i vescovi, sacerdoti e religiosi, 5 marzo), per un «pellegrinaggio di fede e di penitenza» (Ai giornalisti, 8 marzo) sulle orme del nostro padre Abramo. Ha ricordato come «il terrorismo, invadendo il nord di questo caro Paese, ha barbaramente distrutto parte del suo meraviglioso patrimonio religioso, tra cui chiese, monasteri e luoghi di culto di varie comunità». Tanti «nostri fratelli e sorelle hanno visto la morte nell’attentato terroristico della Cattedrale di Baghdad dieci anni fa, la cui causa di beatificazione è in corso» (5 marzo). Ha dunque ringraziato vescovi, sacerdoti e religiosi di essere rimasti «vicini al popolo», aggiungendo che «ogni sforzo compiuto per costruire ponti tra comunità e istituzioni ecclesiali, parrocchiali e diocesane servirà come gesto profetico della Chiesa in Iraq e come risposta feconda alla preghiera di Gesù affinché tutti siano uno». «Cari sacerdoti, religiosi e religiose, catechisti, seminaristi – ha sollecitato il Papa – non allontanatevi dal santo popolo di Dio, nel quale siete nati» (5 marzo).
«Avete davanti a voi l’esempio dei vostri padri e delle vostre madri nella fede, che hanno adorato e lodato Dio in questo luogo. La grande eredità spirituale che ci hanno lasciato continua a vivere in voi. Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza! Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare. Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta» (7 marzo).
«Questo luogo benedetto – ha poi ricordato il Papa – ci riporta alle origini, alle sorgenti dell’opera di Dio. Qui, dove visse Abramo nostro padre, dove sentì la chiamata di Dio; da qui partì per un viaggio che avrebbe cambiato la storia. Noi siamo il frutto di quella chiamata e di quel viaggio. Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi. Da questo luogo sorgivo di fede affermiamo che Dio è misericordioso e che l’offesa più blasfema è profanare il suo nome odiando il fratello. Ostilità, estremismo e violenza non nascono da un animo religioso: sono tradimenti della religione». «Il grande patriarca ci aiuti a rendere i luoghi sacri di ciascuno oasi di pace e d’incontro per tutti! Egli, per la sua fedeltà a Dio, divenne benedizione per tutte le genti; il nostro essere oggi qui sulle sue orme sia segno di benedizione e di speranza per l’Iraq, per il Medio Oriente e per il mondo intero» (Incontro Interreligioso, 6 marzo).
Il Pontefice ha poi affermato che «la pace non chiede vincitori né vinti, ma fratelli e sorelle che, nonostante le incomprensioni e le ferite del passato, camminino dal conflitto all’unità. Chi crede in Dio non ha nemici da combattere. Ha un solo nemico da affrontare, che sta alla porta del cuore e bussa per entrare: è l’inimicizia» (6 marzo).
Certamente, «la strada per una piena guarigione potrebbe essere ancora lunga, ma vi chiedo, per favore, di non scoraggiarvi. Ci vuole capacità di perdonare e, nello stesso tempo, coraggio di lottare» (Visita alla comunità di Qaraqosh, 7 marzo).
Il Santo Padre, a conclusione del viaggio apostolico, ha affidato tutto il popolo iracheno «alla materna protezione della Vergine Maria, che fu associata alla passione e alla morte del suo Figlio e partecipò alla gioia della sua risurrezione» (Santa Messa, 7 marzo).

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia, aprile 2021