“Un mese tutto vocazionale”

Uscire: un’ascesi e una mistica

Si parla spesso della fede cristiana come di un “incontro”. Si può rintracciare nella propria vita «un momento in cui questo “incontro” ci ha stupito, commosso, forse turbato, anche convertito». Si tratta di «una voce soave, discreta, un’emozione interiore che, purtroppo, forse abbiamo rimosso ed è stata soverchiata da tante altre voci, situazioni, rinvii…». «Balza evidente – osserva mons. Turazzi, commentando un versetto del profeta Osea (“Ecco, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”) – la richiesta del Signore di una piena confidenza, di un’intima relazione, di un’amicizia con la sua creatura». «Qui va collocato – prosegue – il nostro essere cristiani; non in una dottrina, non in una serie di precetti e neppure nell’osservanza dei riti. Questo, purtroppo, non è compreso da tutti» (Omelia nella celebrazione eucaristica per la festa di Santa Veronica Giuliani, Mercatello sul Metauro, 9 luglio 2019).

Nel mese di luglio l’USTAL ha organizzato il tradizionale pellegrinaggio diocesano a Loreto: «Un itinerario di preghiera e di convivialità, di riflessione e di incontri spontanei». Un aspetto significativo è stato quello della “popolarità”: «Ci siamo percepiti come un popolo – testimonia mons. Turazzi – bambini con le loro famiglie, sacerdoti, laici e religiose, giovani ed adulti che si sono fatti vicini alle persone con disabilità o difficoltà di salute, popolo di Dio riunito insieme, con semplicità di rapporti, con tanta amicizia… e anche tanta allegria» (Omelia durante il pellegrinaggio diocesano con l’USTAL, Loreto, 26 luglio 2019).

Si può vedere il periodo che va dall’1 agosto alla metà di settembre come una sorta di “pellegrinaggio ideale”: dalla festa di san Leone alla festa di san Marino, fondatori e patroni della Diocesi; dalla Giornata per la Custodia del Creato – compito e gioia di ogni cristiano «che crede nella Creazione, crede che non siamo un agglomerato di elementi primordiali che si sono condensati, ma che ci sia un progetto» – alla professione solenne di suor Giulia Cenerini, originaria di Pennabilli, e all’ordinazione sacerdotale di don Luca Bernardi, sammarinese. «Dunque, un mese tutto vocazionale!», conclude mons. Turazzi. Nella liturgia della prima tappa di questo “pellegrinaggio ideale”, la festa di san Leone, la vicenda storica e credente di san Leone viene giustapposta a quella di Abramo. «Dalle parole del Signore ad Abram – “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò” – nasce quell’embrione di popolo che poi è cresciuto nella storia facendo incontrare la propria fede con le circostanze della vita. Quel popolo siamo noi! Chiediamo d’essere fedeli alla nostra vocazione; di aggiungere un’altra pagina a questa storia di fede» (Omelia nella festa di San Leone, Pennabilli, 1 agosto 2019).

L’omelia del Vescovo durante la celebrazione eucaristica a San Leo verte tutta sul verbo “uscire”. «Nascere è uscire dal grembo materno. La nostra vita è un continuo lasciare, un continuo uscire da situazioni per assumerne di nuove». Papa Francesco chiede spesso che la Chiesa sia “in uscita”. «Perché una Chiesa sia “in uscita” – afferma mons. Vescovo – occorre che io per primo vada oltre me verso l’altro. Dipende da me: prendere coraggio, superare timidezze, gettare ponti». Questo superamento di se stessi approda nel sociale: «Occorre saper cogliere i punti critici, attenti agli avvenimenti; prepararsi a dare un contributo sui grandi temi di società, temi sui quali, un tempo, il pensiero di tutti era convergente. Non crociate, ma presenza testimoniante». Confida, infine, una preoccupazione: si sta creando una sorta di contrapposizione fra “cattolici pro immigrati” da una parte e “cattolici contro l’aborto” dall’altra: «una semplificazione, una deriva politica, quando non è addirittura strumentalizzazione. Non dobbiamo permettere questa separazione, ma realizzare un’unica fedeltà» (Omelia nella solennità di San Leone, San Leo, 1 agosto 2019).

Una nota positiva da sottolineare: «Sono qui a testimoniare il buon rapporto che la Chiesa locale ha con le istituzioni, nella distinzione di ruoli, ma tutti a servizio delle persone. Vorrei smentire l’idea – prosegue – che la politica sia una cosa “sporca”. La politica è una delle forme più grandi della carità, perché è per il bene dell’altro». «La mia città, il mio paese, la mia nazione mi appartengono. Mi appartiene l’umanità. Sono miei i profughi; sono miei fratelli quanti sono in ricerca o sono delusi e soli… ». E conclude: «Da qui la necessità della partecipazione da parte di tutti, con l’invito in modo particolare ai giovani» (Discorso all’Udienza con i Capitani Reggenti dell’Azione Cattolica Giovani e Movimento Studentesco nazionali, San Marino, 28 luglio 2019).

Ancora sul verbo “uscire”: «Uscire fa riferimento ad un’ascesi e ad una mistica». L’ascesi richiede di «andare con equipaggiamento adeguato, anzitutto con la Parola di Dio, senza lagnarci della nostra povertà, con un reale distacco dai soldi, dal desiderio di apparire, da ogni tipo di maschera, con la castità del cuore (il distacco che non strumentalizza l’altro)». Per mistica il Vescovo invita a considerare la “mistica della fraternità”: lo stupore di sentirci figli dell’unico Padre e, pertanto, di vedere in ogni persona un fratello. «Sembra una contraddizione in termini – spiega mons. Turazzi – perché la mistica fa pensare alla contemplazione di cose sublimi. Invece la fraternità dice la concretezza del camminare insieme. Ebbene, queste due cose si combinano tra loro». Come è possibile? Passando «da uno sguardo orizzontale, sugli avvenimenti, ad uno sguardo verticale, secondo lo sguardo di Dio, chiedendosi che cosa lui ci stia dicendo o chiedendo». Parla, infine, della “mistica della croce”: Gesù, in uscita da sé, perde tutto, gli amici, il posto in sinagoga, gli “Osanna” della folla, perfino il sentimento della prossimità col Padre… Secondo la Lettera agli Ebrei, Gesù ha pregato «con forti grida e lacrime» davanti alla sua passione, «ed è stato esaudito» (Ebr 5,7). «Non ha chiesto di non soffrire e di non morire – precisa il Vescovo – ma di vivere da figlio la croce, per questo è stato esaudito» (Omelia nella solennità di san Leone, San Leo, 1 agosto 2019). Che san Leone e san Marino ci aiutino ad affrontare con lo spirito di Gesù le grandi prove di oggi!

Paola Galvani, settembre 2019