“Forti richiami del Vescovo”

Laici e donne nelle nostre comunità
Nel cuore dell’estate la Diocesi festeggia uno dei due santi patroni e fondatori, san Leone, lo scalpellino di Arbe. In quella che è stata la prima “uscita” diocesana dopo il lockdown (anche se con le dovute precauzioni), il Vescovo Andrea propone una riflessione sulla santità a partire da alcune celebri citazioni: «Al mondo c’è una sola tristezza: quella di non essere santi» (Léon Bloy); «Il miglior modo di onorare i santi è quello di imitarli» (Erasmo da Rotterdam); comunque «ci sono molti più santi che nicchie…» (Honoré de Balzac). Una spirale che arriva a coinvolgere tutti: «Oggi, noi peccatori – osa mons. Vescovo – abbiamo l’occasione di una grande riscossa nel riproporci la santità». E la santità che cos’è in fondo? «Corrispondere alla grazia battesimale», risponde con semplicità. «Lasciamoci sorprendere – continua – dalla bellezza della vocazione alla santità. Diceva san Paolo ai cristiani di Corinto: “Non vi sono tra voi molti sapienti, non molti potenti, non molti nobili…” (1Cor 1,26). Eppure, il Signore ha chiamato proprio voi». Mons. Vescovo invita a non essere “tiepidi” di fronte al dono della Parola di Dio: «L’abbondanza della Parola di Dio ci travolge, ma non le diamo la possibilità di filtrare attraverso la crosta che abbiamo sull’anima e non ci lasciamo inzuppare, non le permettiamo di essere fradici di lei». «Succede, a partire da me, a partire da noi presbiteri, – esemplifica – d’essere più preoccupati di servire la Parola di Dio con parole forbite, oppure di servirci della Parola di Dio per sdoganare le nostre idee». E che dire dell’altro grande dono per la nostra santità che è l’Eucaristia? «Devo riconoscere che a noi presbiteri succede di passar sopra – confida – anche a quel breve momento di silenzio nel “post Communio”, che è così vivamente raccomandato dalla liturgia, momento personale, che non toglie nulla allo spirito di comunità, al contrario: un popolo intero che cade nel più profondo raccoglimento crea un silenzio assordante». Mons. Andrea incoraggia i laici ad aiutare la comunità, assumendosi la principale delle responsabilità che è «l’animazione delle realtà temporali, in primis la cultura e la politica». Ai sacerdoti è dedicata una parte importante dell’omelia; in particolare chiede di ripensare il loro rapporto con i laici e con le donne nella Chiesa: «È inaudito che vi siano parrocchie nelle quali i Consigli, pastorale e degli affari economici, sono soltanto sulla carta. Inaudito che da parte del presbitero non ci siano fiducia e affidamento di compiti ai laici, nella catechesi, nella liturgia, nella carità, nel canto, ecc. Particolarmente odioso è l’atteggiamento di poca considerazione verso le donne, a volte persino di esclusione». C’è spazio anche per qualche stimolo – se necessario – di correzione fraterna: «Quando sbuffiamo per la stanchezza, pensiamo alle mamme che non hanno mai un momento di quiete per sé; quando ci lamentiamo per la strada da fare per arrivare in centro diocesi, pensiamo ai parrocchiani che ogni giorno fanno chilometri per andare al lavoro, d’estate e d’inverno…». Infine, rivolge ai sacerdoti questo appello e questa preghiera: «Ribadisco l’utilità e la necessità di ascoltare i laici; anzitutto dare loro tutta la nostra considerazione, ma non “per gentile concessione”. Che il Signore continui a metterci accanto sorelle e fratelli che ci dicano la verità e ci aiutino a migliorare e che noi riusciamo ad accogliere tutto questo senza permalosità, senza puntigli, senza meschinità, ma con fiducia e con cuore aperto. Non è solo utile e necessario, ma bello: è l’esperienza della nostra fraternità» (Omelia nella Solennità di San Leo, San Leo, 1.8.2020).
Durante l’estate la liturgia ci ha consegnato, una ad una, le parabole del Regno di Dio, preziosa occasione per cambiare il nostro sguardo sul mondo. Che cos’è il Regno di Dio? Mons. Vescovo svela subito che «il Regno di Dio non è una cosa, è “qualcuno”: è Gesù!». «Il Regno – prosegue – è una realtà con un valore assoluto, tanto che lo si può paragonare ad un tesoro nascosto in un campo o ad una perla preziosa». «Per quel tesoro nascosto sottoterra si prende tutto quello che c’è sul campo. Proprio come nelle nostre giornate… Le iniziamo con un rapporto profondo col nostro tesoro che è Gesù, pertanto prendiamo con fiducia tutto quello che capiterà di bello, di noioso, di difficile, comprese le amarezze». Mons. Andrea accompagna nella meditazione ad un ulteriore passo: «Nelle sacre scritture troviamo scritto che anche il Signore ha il suo tesoro, la sua perla: siamo noi (cfr. Is 43,1-8)! Per noi ha dato tutto (cfr. Fil 2,6-11), per noi il Signore perde tutto e da ricco che è si fa povero, per arricchirci con la sua povertà (cfr. 2Cor 8,9)» (Omelia nella XVII domenica del Tempo Ordinario, Sassofeltrio, 26.7.2020).
Non si può che essere stupiti davanti a questo! Durante la festa di san Lorenzo, celebrata a Belforte all’Isauro, il Vescovo invita ad un altro passaggio. Ogni fratello ed ogni sorella che ci sono accanto sono “affare di Dio”, “tesoro” del Signore: «Proviamo a pensare alle persone con cui è più difficile relazionarsi, alle persone che “a pelle” ci sono antipatiche… Consideriamo come Dio le ama, superando l’ostacolo più grande che sono i pregiudizi, che vengono dalla diversità della razza, della cultura, della politica e della religione». E conclude: «san Lorenzo, quando gli fu chiesto di consegnare i tesori e le ricchezze della Chiesa, secondo la tradizione, mostrò i poveri: ecco il tesoro della Chiesa!». Dunque: «il Regno di Dio è il nostro tesoro; noi siamo il tesoro di Dio; i poveri, gli ammalati, i bisognosi… sono il tesoro della Chiesa» (Omelia nella festa di San Lorenzo, Belforte all’Isauro, 10.8.2020).

Paola Galvani, settembre 2020