L’ordinazione di un vescovo (seconda parte)

I Riti esplicativi, le insegne episcopali e la benedizione sul popolo

Domanda: Perché il vescovo eletto riceve un’unzione così evidente (si versa l’olio sul capo)? Che significato ha la benedizione che il nuovo vescovo è tenuto a rivolgere a tutta l’assemblea riunita? Qual è il significato delle insegne episcopali? (Paola)

In questa seconda parte cerchiamo di cogliere il significato dei Riti esplicativi e della benedizione del nuovo vescovo all’assemblea, dalle parole che accompagnano ciascun rito. Terminata la preghiera di ordinazione il vescovo ordinante principale, cinto di un grembiule, unge con il crisma il capo dell’ordinato per invocare ancora la pienezza e l’abbondanza di benedizione e consacrazione affinché il suo ministero sia fecondo. Con questa unzione viene significata la particolare partecipazione del vescovo al sacerdozio di Cristo.
Il significato della consegna del libro dei Vangeli ci è già noto.
Il nuovo vescovo riceve l’anello nel dito anulare della mano destra per significare la sua fedeltà alla Chiesa, sposa di Cristo, da custodire nell’integrità di fede e nella purezza di vita. Se l’ordinato è un vescovo metropolita, gli viene consegnato nel nome del Romano Pontefice anche il pallio preso dall’altare della confessione di fede di San Pietro nella Basilica omonima, quale segno dell’autorità metropolita, da portare solo entro i confini del proprio territorio ecclesiastico. È altresì simbolo di unità e di comunione con la Sede Apostolica, vincolo di carità e richiamo alla fortezza evangelica. La mitra che l’ordinato riceve è un forte richiamo ad una vita di santità che deve caratterizzare il suo ministero, per potere meritare dal Principe dei pastori quella incorruttibile corona di gloria promessa ai servi fedeli.
Il pastorale consegnato al nuovo vescovo è segno del suo ministero pastorale, del suo ruolo di guida e pastore della Chiesa che gli è affidata. È quindi un forte richiamo alla sollecitudine e alla cura che il vescovo deve avere nei confronti di tutto il gregge che non è suo, ma nel quale lo Spirito Santo l’ha posto per reggere la Chiesa di Dio.
Segue l’insediamento. Se l’ordinazione ha luogo nella chiesa propria del nuovo ordinato, il vescovo ordinante principale lo invita a sedersi sulla cattedra. È un gesto simbolico di presa di possesso della propria Cattedrale, chiesa madre della Diocesi, da parte del nuovo vescovo, occupando proprio il posto da dove eserciterà la sua principale funzione di insegnamento. Al di fuori invece della propria chiesa, il vescovo ordinato è invitato a sedersi al primo posto fra i vescovi concelebranti.
Infine, il gesto dell’abbraccio e del bacio della pace conclude i riti esplicativi. L’ordinato lo riceve da tutti i vescovi ordinanti, in segno di comunione e di unità del collegio episcopale. Con esso si pone come il sigillo all’aggregazione del nuovo vescovo al Collegio dei vescovi.
Detta l’orazione dopo la comunione si canta il Te Deum durante il quale il vescovo ordinato, con mitra e pastorale e accompagnato da due vescovi ordinanti, percorre la navata della chiesa benedicendo tutti. Si può dire che è il gesto di “primizie” del nuovo vescovo che “dice bene” del suo popolo, quello riunito in quella chiesa, ma anche quello assente fisicamente, eppure in comunione con il nuovo pastore. Questa non è la benedizione conclusiva della celebrazione, che verrà poi impartita dal celebrante principale al termine di tutto. Possiamo comprendere un po’ meglio ciò che riceve un vescovo e quello che diventa per la Chiesa con la sua ordinazione episcopale!

don Raymond Nkindji Samuangala, aprile 2024
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti