L’ordinazione di un vescovo (I parte)

L’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione

Domanda: Perché sono necessari tre vescovi consacranti per l’ordinazione di un vescovo? Perché durante il rito di ordinazione episcopale al vescovo eletto viene posto l’Evangeliario sulla testa? (Paola)

Nel tentativo di rispondere a queste domande faremo riferimento solo all’ordinamento dell’attuale Pontificale Romano (PR), scaturito dalla riforma del Concilio Vaticano II. In realtà, il PR non prescrive la necessità di avere tre vescovi ordinanti, esso parla di “almeno”. In effetti, il n. 16 sancisce che “Secondo la consuetudine trasmessa fin dall’antichità, il vescovo ordinante principale deve associarsi nel celebrare l’ordinazione almeno altri due vescovi”. Se il numero “tre”, nella simbologia cristiana, rimanda chiaramente alla SS. Trinità, quindi alla perfezione e pienezza, nel caso dell’ordinazione episcopale esso alluderebbe all’origine trinitaria dell’episcopato e a quella “pienezza di sacerdozio” o “sommo sacerdozio” a cui accede il nuovo vescovo. Mentre con il numero elevato dei vescovi ordinanti si sottolinea la collegialità episcopale in comunione con il vescovo di Roma, successore di Pietro, e la successione apostolica. In effetti, lo stesso n. 16 auspica che “È assai conveniente che tutti i vescovi presenti partecipino all’elevazione di un nuovo candidato al ministero del sommo sacerdozio, imponendogli le mani, proclamando la parte stabilita della preghiera di ordinazione e salutandolo con il bacio della pace. In questo modo nella stessa ordinazione di ciascun vescovo viene espressa l’indole collegiale dell’ordine episcopale”.
Il cuore dell’ordinazione è costituito dall’imposizione delle mani e dalla preghiera di ordinazione. Dopo l’ordinante principale, tutti gli altri vescovi uno dopo l’altro impongono in silenzio le mani sul capo dell’eletto. Poi si dispongono attorno all’ordinante principale per la preghiera di ordinazione, in modo però da non impedire all’assemblea di seguire tutto il rito. Questa preghiera comprende delle parole definite “essenziali e perciò richieste per la validità del rito”, e che “vengono pronunciate da tutti i vescovi … a voce sommessa, in modo che si distingua chiaramente la voce del vescovo ordinante principale” (PR 25).
Durante la preghiera di ordinazione “Due diaconi tengono il libro dei Vangeli aperto sul capo dell’eletto” (PR 18). Questo libro verrà poi consegnato al nuovo vescovo ordinato. Tutto il gesto esprime la fedele predicazione della Parola di Dio quale principale compito del vescovo. In effetti, “Tra le principali funzioni dei vescovi eccelle quella della predicazione del Vangelo: i vescovi… sono gli araldi della fede, che portano a Cristo nuovi discepoli; sono i dottori autentici, che predicano al popolo loro affidato la fede da credere e da applicare nella pratica della vita” (PR 14).
Con l’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, invece, “viene conferito il dono dello Spirito Santo per il ministero” (PR 25). Le parole “essenziali” della preghiera di ordinazione esprimono meglio questo contenuto insieme pneumatologico (Spirito Santo), cristologico (Cristo), apostolico ed ecclesiologico (Chiesa). “Effondi ora sopra questo eletto la potenza che viene da te, o Padre, il tuo Spirito che regge e guida: tu lo hai dato al tuo diletto Figlio Gesù Cristo ed egli lo ha trasmesso ai santi Apostoli che nelle diverse parti della terra hanno fondato la Chiesa come tuo santuario a gloria e lode perenne del tuo nome” (PR 25).

don Raymond Nkindji Samuangala, marzo 2024
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti