Adorazione, via per l’Incarnazione

Un Natale di preghiera per la pace

Ripercorriamo l’Avvento attraverso le parole del Santo Padre, dal quale siamo stati guidati alla gioia del Natale. Nella prima domenica «Gesù ci rivolge per ben tre volte un’esortazione semplice e diretta: “Vegliate”. Il tema è dunque la vigilanza. Allora prepariamo con cura la casa del cuore, perchè sia ordinata e ospitale. Vigilare, infatti, significa tenere pronto il cuore. Coltiviamo dunque la sua attesa – esorta il Papa – senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo» (Angelus, 3 dicembre).
Siamo poi invitati a guardare a Maria, donna dell’attesa, capace di «stupore per le opere di Dio e di fedeltà nelle cose semplici. Per accogliere i grandi doni di Dio, infatti, è decisivo saper fare tesoro di quelli più quotidiani e che meno appaiono. Ed è precisamente con la fedeltà quotidiana nel bene che la Madonna ha permesso al dono di Dio di crescere in lei; è così che si è allenata a rispondere al Signore, a dirgli “sì” con tutta la sua vita» (Angelus, 8 dicembre).
Siamo alla seconda domenica di Avvento, «dove il Vangelo ci parla di Giovanni Battista, il precursore di Gesù, “voce di uno che grida nel deserto”. Giovanni predica lì, nei pressi del fiume Giordano, vicino al punto in cui il suo popolo, molti secoli prima, era entrato nella terra promessa. Così facendo, è come se dicesse: per ascoltare Dio dobbiamo tornare nel luogo in cui per quarant’anni Egli ha accompagnato, protetto ed educato il suo popolo, nel deserto. Esso è il luogo del silenzio e dell’essenzialità, dove non ci si può permettere di indugiare in cose inutili, ma occorre concentrarsi su quanto è indispensabile per vivere». A questo proposito, il Pontefice sottolinea che «il silenzio e la sobrietà – nelle parole, nell’uso delle cose, dei media e dei social – non sono solo “fioretti” o virtù, sono elementi essenziali della vita cristiana». «Se non si sa tacere – fa notare il Papa – è difficile che si abbia qualcosa di buono da dire; mentre, più attento è il silenzio, più forte è la parola» (Angelus, 10 dicembre).
La terza domenica di Avvento «il Vangelo ci parla della missione di Giovanni il Battista, indicandolo come profeta mandato da Dio per “dare testimonianza alla luce”». Esorta il Santo Padre: «Il Signore manda in ogni epoca uomini e donne di questo genere. Sappiamo riconoscerli?» (Angelus, 17 dicembre).
Arriviamo alla Santa notte di Natale, dove siamo invitati ad adorare, con occhi colmi di stupore, il bambino Gesù. «Il presepe allestito quest’anno in Piazza San Pietro si propone di rievocare, dopo ottocento anni, il clima natalizio dell’anno 1223 nella Valle Reatina, dove San Francesco sostò. Nella sua mente era ancora vivo il viaggio fatto in Terra Santa e le grotte di Greccio gli ricordavano il paesaggio di Betlemme. E mentre contempliamo Gesù, Dio fatto uomo, piccolo, povero, inerme, non possiamo non pensare al dramma che stanno vivendo gli abitanti della Terra Santa, manifestando a questi nostri fratelli e sorelle, specialmente ai bambini e ai loro genitori, la nostra vicinanza e il nostro sostegno spirituale. Davanti ad ogni presepe, anche a quelli realizzati nelle nostre case, noi riviviamo ciò che è avvenuto a Betlemme più di duemila anni fa; e questo dovrebbe risvegliare in noi la nostalgia del silenzio e della preghiera. E in tutto questo ci è di modello Maria: lei non dice nulla, ma contempla e adora» (Saluto ai donatori del presepio e dell’albero di Natale, 9 dicembre).
«L’adorazione, infatti, è la via per accogliere l’incarnazione. Perché è nel silenzio che Gesù, Parola del Padre, si fa carne nelle nostre vite». Invita poi il Papa: «Facciamo anche noi come a Betlemme, che significa “casa del pane”: stiamo davanti a Lui, Pane di vita. Riscopriamo l’adorazione, perchè adorare non è perdere tempo, ma permettere a Dio di abitare il nostro tempo. È far fiorire in noi il seme dell’incarnazione, è collaborare all’opera del Signore, che come lievito cambia il mondo. Adorare è intercedere, riparare, consentire a Dio di raddrizzare la storia. Il grande narratore Tolkien scrisse un giorno a suo figlio: “Ti offro l’unica cosa grande da amare sulla terra: il Santissimo Sacramento. Lì troverai fascino, gloria, onore, fedeltà e la vera via di tutti i tuoi amori sulla terra”».
«Gesù – fa notare il Santo Padre – non ci salva premendo un bottone, ma Lui si fa vicino per cambiare la realtà dal di dentro. Fratello, sorella, per Dio tu non sei un numero, ma sei un volto; il tuo nome è scritto nel suo cuore» (Santa Messa del Natale, 24 dicembre).
Concludiamo con l’appello del Papa per la pace: «dire “sì” al Principe della pace significa infatti dire “no” alla guerra, e questo con coraggio: dire “no” alla guerra, a ogni guerra, alla logica stessa della guerra, viaggio senza meta, sconfitta senza vincitori, follia senza scuse» (Messaggio Urbi et Orbi, 25 dicembre).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, gennaio 2024