Canto allo scambio della pace?

Il Messale Romano non lo prevede

Domanda: Si può eseguire un canto durante lo scambio della pace a Messa? (Lorenzo)

La risposta a questa domanda esige primariamente il recupero del vero significato del gesto stesso. Il Messale invita a scambiarsi il “dono” della pace, proprio per sottolineare che questa pace non è una nostra iniziativa di saluto o di riconciliazione, ma è appunto il dono che il Risorto continua ancora oggi ad offrire alla sua Chiesa riunita per la celebrazione dell’Eucaristia. È il “bacio pasquale” di Cristo risorto presente sull’altare, da testimoniare poi nella vita di tutti i giorni. È con questo significato teologico che la tradizione liturgica romana ha collocato lo scambio della pace prima della Comunione, mentre altre famiglie liturgiche, come quella ambrosiana, lo collocano prima di presentare i doni all’altare, in riferimento a Matteo 5,23.
Attorno a questo segno era sorto un dibattito nella Chiesa tra quanti lo sostenevano ed altri che ne chiedevano perfino la soppressione in quanto ritenuto elemento disturbatore del successivo momento della Comunione. Ragione per cui Papa Benedetto XVI aveva affidato alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il compito di “studiare la possibilità di collocare lo scambio della pace in altro momento, ad esempio prima della presentazione dei doni all’altare” (Sacramentum caritatis, Nota 150). Già i Padri sinodali si erano espressi sia per mantenere il gesto nella sua collocazione tradizionale nel rito romano, sia sulla “opportunità di moderare questo gesto, che può assumere espressioni eccessive, suscitando qualche confusione nell’assemblea proprio prima della Comunione” (Sacramentum caritatis, n. 49).
Dopo un’ulteriore e approfondita riflessione, la Congregazione è arrivata a questa conclusione: “si è ritenuto conveniente conservare nella liturgia romana il rito della pace nel suo posto tradizionale e non introdurre cambiamenti strutturali nel Messale Romano” (Lettera Circolare L’espressione rituale dello scambio del dono della pace nella Messa, 7 giugno 2014). In questa Circolare si offrono, tra l’altro, alcune disposizioni pratiche sul gesto dello scambio della pace:
1) … in determinate occasioni, si può omettere e talora deve essere omesso.
2) Ad ogni modo, sarà necessario che nel momento dello scambio della pace si evitino definitivamente alcuni abusi come:
– l’introduzione di un “canto per la pace”, inesistente nel Rito romano. Nel Rito romano non è tradizionalmente previsto un canto per la pace perché si prevede un tempo brevissimo per scambiare la pace solo a coloro che sono più vicini. Il canto per la pace suggerisce, invece, un tempo molto più ampio per lo scambio della pace (Nota 9);
– lo spostamento dei fedeli dal loro posto per scambiarsi il segno della pace tra loro. “Conviene che ciascuno dia la pace soltanto a coloro che gli stanno più vicino, in modo sobrio” (OGMR 82);
– l’allontanamento del sacerdote dall’altare per dare la pace a qualche fedele;
– che in alcune circostanze, come la solennità di Pasqua e di Natale, o durante le celebrazioni rituali, come il Battesimo, la Prima Comunione, la Confermazione, il Matrimonio, le sacre Ordinazioni, le Professioni religiose e le Esequie, lo scambio della pace sia occasione per esprimere congratulazioni, auguri o condoglianze tra i presenti.
Come si può notare, il canto allo scambio del dono della pace viene annoverato tra gli “abusi” da evitare, in quanto da sempre non previsto dal Messale Romano per un gesto che, di per sé, è breve e sobrio.

don Raymond Nkindji Samuangala, luglio-agosto 2023
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti