«Daremo la parola al silenzio»

Una Chiesa che cammina verso l’Eucaristia

«Domenica 12 novembre daremo la parola al silenzio». Con queste parole il Vescovo Andrea invita alla prima delle quattro Giornate Eucaristiche che trapuntano il cammino diocesano, «dove il nostro Dio sarà silenzio». È partito il Programma Pastorale 2023/24 incentrato sull’Eucaristia, «fonte della comunione e sacrificio di Cristo, cifra dell’amore che si dona senza misura e pane per il cammino». In questi primi mesi dell’anno la Diocesi si sta preparando, nelle parrocchie, nei movimenti e nei gruppi, a vivere la Prima Giornata Eucaristica che declina il verbo “prendere” (il primo dei quattro verbi usati da Gesù nell’istituzione dell’Eucaristia secondo i Vangeli sinottici) e approfondisce il tema del linguaggio nella liturgia. Il tema non è stato scelto dal Vescovo e neanche dai Consigli diocesani, ma «scremando quello che è venuto fuori dai report che sono arrivati in Diocesi nei primi due anni del Cammino Sinodale». «Ora c’è uno scatto da fare – auspica il Vescovo Andrea – per passare dall’ascolto al discernimento: si dovranno azzardare proposte operative su ciascuno dei temi indicati». Due Commissioni diocesane – Ufficio liturgico e Centro Vocazioni – accompagneranno il cammino verso questa Giornata. «Vedo un laicato generoso e motivato – commenta il Vescovo alla riunione delle due Commissioni – che lavora insieme ai sacerdoti e sacerdoti disponibili a mettersi in gioco».
Mons. Andrea cita la testimonianza di un giovane colto, raffinato e ricco di relazioni, a cui succedeva – a lui non praticante – di entrare in una chiesa, sostare nella penombra e stupirsi di fronte a quel Pane del quale coglieva il mistero: «Il Tutto in un frammento, Dio in un pezzo di pane, esattamente il contrario della logica mondana». Quel giovane rimase «incantato davanti al silenzio, alla piccolezza di Dio in un mondo dove si vuole apparire, emergere. Quell’esperienza, all’inizio solitaria e fugace, gli cambiò la vita!». E constata: «Di che cosa abbiamo bisogno se non di senso e di autenticità?». «Il silenzio – osserva – impreziosisce le parole e favorisce la relazione autentica. È la cosa più importante per la Chiesa di oggi» (Riunione del Consiglio per la sinodalità, Domagnano RSM, 19.10.2023).
Il silenzio ha dato il titolo – precisamente “Nel tuo silenzio” – al libro che racconta la storia straordinaria e dolorosa di una coppia, Angela e Nazzareno, la cui vita viene sconvolta d’improvviso quando Angela entra in uno stato di coma irreversibile. Nazzareno decide di portare a casa sua moglie, così com’è, e di prendersi cura di lei, mentre crescerà le loro cinque figlie. Viene spontaneo chiedersi quale senso abbia la vita in una condizione così particolare, per lei e per la famiglia. Alla presentazione del libro mons. Andrea prende la parola per esprimere – pur «senza giudicare persone che fanno altre scelte» – «sentimenti di stupore e di meraviglia per aver visto l’espansione dell’umano». «Ciò che identifica l’umano come tale – constata – è la relazione. Umano vuol dire corporeità, vuol dire la parola, una stretta di mano… però la relazione è qualcosa che va oltre». Ci si accorge che la persona più fragile è, in realtà, «il fulcro della famiglia, il perno delle relazioni e quindi dell’umano che aveva attorno». Il Vescovo incoraggia a pensare che «la nostra vita sia sempre “accompagnata”, anche se non è a lieto fine, e che «l’umano è capace di questi orizzonti animati dalla fede, ultraterreni, per cui si diventa più uomini: la fede accresce l’umano». Sottolinea, poi, quanto di positivo accade quando si sceglie di abbracciare con fiducia la sofferenza: «La sofferenza sblocca dentro di noi risorse che non immaginavamo di avere» (Saluto alla presentazione del libro “Nel tuo silenzio”, Serravalle RSM, 27.10.2023).
Un altro momento significativo del mese di ottobre è stata la celebrazione, in una Basilica gremita di ragazzi e bambini, del centenario del martirio di don Giovanni Minzoni, parroco di Argenta (Ferrara) ucciso da esponenti del fascismo locale. A causa della sua opera educativa, del suo amore ai poveri e del suo impegno per la verità e la giustizia, è iniziato, lo scorso 7 ottobre, il processo di beatificazione. Dopo aver tratteggiato la figura di don Minzoni, «la più bella esegesi della pace evangelica», il Vescovo si è soffermato sulla frase di Gesù: «Dare a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio». Gesù era incappato in un «trabocchetto malizioso», per cui se avesse detto di pagare le tasse ai Romani, di cui Cesare era imperatore, allora i patrioti si sarebbero ribellati, e viceversa se avesse detto di non pagarle. La risposta di Gesù va al cuore del suo messaggio: «La signoria di Dio si distende su tutta la nostra esistenza, compresa la sua dimensione civica e politica». Il Vescovo precisa che, per quanto riguarda l’organizzazione della città, Gesù invita a dare a Cesare quello che è di Cesare, tuttavia, «il potere dello Stato deve arrestarsi di fronte ai valori della coscienza, che sono sacri e inviolabili». «Dio – aggiunge – non ha bisogno di Cesare, cioè del potere, per essere tutelato nei suoi diritti. A Cesare non spettano il cuore e l’anima, che spettano solo a Dio». Sicuramente, «se ci fosse don Giovanni Minzoni qui, adesso, direbbe: “Nessuno osi usurpare il tesoro di Dio che è la persona umana, ogni persona”». E conclude: «Valeva per allora, vale per oggi: i tempi forti richiedono anime forti!» (Omelia nella S. Messa in ricordo di don Giovanni Minzoni, San Marino Città, 22.10.2023).

Paola Galvani, novembre 2023