Icona della cena di Emmaus

Il banchetto eucaristico rinnova l’incontro con il Signore

Immagine: Icona rumena del XX secolo

L’icona assimila l’evento misterioso accaduto ad Emmaus a Cleopa e all’amico, all’Iconografia della Trinità di Rublev che rappresenta nello specifico l’episodio di Abramo alle querce di Mamre. Esistono diverse versioni della Cena di Emmaus, in alcune compaiono solo i tre personaggi principali: Gesù e i due discepoli, in altre, come per esempio un’antica icona bizantina, i tre personaggi sono alati (come nell’icona di Rublev della Trinità, e altri due personaggi assistono alla scena. Ci accoglie, nella nostra Icona rumena, la medesima mensa aperta cui tutti siamo invitati, ma se nell’icona di Rublev – o in quella bizantina, Cristo – ha alle spalle un alto albero rimando alla croce, qui tutta la scena è incorniciata dal villaggio di Emmaus, luogo in cui i discepoli decisero di sostare. L’architettura severa e il fondo scuro lasciano intuire lo stato di angoscia, delusione e paura che avvolgeva i due discepoli in fuga da Gerusalemme per gli eventi della passione e morte del Signore Gesù.
Gesù nel tradizionale abito rosso e blu, colori che rimandano alle sue due nature, umana e divina, è colto nell’atto di spezzare il pane. Sguardo e piedi sono rivolti a noi e costituiscono l’invito a immedesimarci nello stato d’animo dei due discepoli. Anche noi siamo forse partiti pieni di entusiasmo nella vita: entusiasmo per la scelta scolastica, per l’inizio di un lavoro, per un fidanzamento o il matrimonio, entusiasmo per una scelta di vita religiosa o per l’appartenenza a un movimento cattolico. Poi però la vita con le sue contraddizioni dovuti ai limiti umani nostri e altrui, si complica, giunge per tutti l’ira della croce. Sulla tavola due coltelli minacciosi sono infatti rivolti verso gli apostoli, rimando alle loro ferite.
Mentre Gesù spezza il pane si rivela. Tutti i verbi del Vangelo di Emmaus, tutti passaggi dell’evento rimandano alla celebrazione eucaristica: l’ascolto della Parola, la benedizione e lo spezzare del pane, la distribuzione del pane stesso e il rivelarsi di Cristo nel Pane spezzato. Culmine di tutto la missione: i discepoli corrono all’annuncio trasfigurati dall’incontro con Cristo.
Anche per noi la partecipazione al banchetto eucaristico dovrebbe rinnovare l’incontro con il Signore e ridestare le nostre coscienze all’urgenza dell’annuncio. Un personaggio vestito di verde, dietro al discepolo più anziano, ma accostato a un discepolo più giovane si volge verso di noi alzando la mano, per richiamare l’attenzione al Mistero narrato. I due personaggi rimandano all’usanza della Pasqua ebraica dove protagonisti della cena pasquale sono sempre il più anziano e il più giovane della famiglia, sono essi ad insegnare agli altri il senso del rito che si sta compiendo. Anche qui siamo educati a comprendere come Cristo si riveli in modo unico nell’Eucaristia, benché attraverso un gesto assolutamente quotidiano. Quotidiana, del resto, è la scena poiché l’Icona non presenta nessun tipo di rimando a una teofania, cioè a un rivelarsi misterioso del Cristo (come avviene ad esempio nelle Icone della Trasfigurazione).
Dall’altro lato della mensa dietro al discepolo più giovane che alza la mano ripetendo quasi il gesto della benedizione del Cristo, troviamo un altro personaggio, un inserviente che in modo solo apparentemente casuale reca un piatto di portata. Si tratta di una ciotola con dell’uva, altro rimando al sacrificio della Messa. Anche costui ci guarda mentre con un dito della mano sinistra indica la tavola e lo spezzare del pane del Redentore.
Un ultimo interessante particolare è quello dei piedi di Cleopa e all’amico. A differenza delle altre icone i piedi dei due di Emmaus sembrano già voler correre all’annuncio. Contribuisce a dare movimento alla scena apparentemente statica la tovaglia della tavola che appare come scossa da un mito, lo stesso che urge ora nel cuore dei discepoli, i quali lasciata ogni tristezza tornano nella comunità degli apostoli di Cristo pieni di gioia e gratitudine.
L’icona spinge anche noi a una medesima riflessione: la partecipazione alla Mensa eucaristica, l’ascolto della Parola e, soprattutto, la comunione con il Cristo morto e risorto per noi, dovrebbe rinnovare in noi la gioia dell’appartenenza alla Chiesa e ridarci slancio e coraggio nel vivere ogni attimo della giornata per il Vangelo e per l’annuncio della bellezza cristiana.

suor Maria Gloria Riva, aprile 2024