Il Dio sempre con noi

L’Eucaristia: continuazione dell’incarnazione

È ormai passata la Pasqua e l’anno eucaristico sta avviandosi alla conclusione. Il Vescovo Andrea azzarda un bilancio: «È cresciuta in noi sacerdoti la consapevolezza dell’analogia che ci lega a Maria. Anche noi, come lei, mettiamo al mondo il Signore Gesù». In occasione della Festa del “Venerdì Bello”, anniversario della lacrimazione dell’immagine della Madonna custodita nel Santuario di Pennabilli, mons. Andrea esorta ad avere con lei «un rapporto vero, profondo, corrispondente a quello che lei ha per noi» e a non essere «troppo prudenti nell’abbandonarci anche al sentimento: nella fede vanno portati anche i nostri cuori». «Le lacrime di Maria – sottolinea – sono il segno di una umanità, la sua, risorta, ma vera, coinvolta, emozionata». Ripercorrendo l’itinerario dell’anno liturgico – constata il Vescovo – «il sogno che Dio squarciasse i cieli e scendesse tra gli uomini è divenuto realtà e il Figlio di Dio è comparso tra noi, nostro Emmanuele, nato da una Vergine». Ma «quel fatto non è relegato in un momento della storia, duemilaventicinque anni fa; l’incarnazione perdura, il nostro Dio è con noi, tutti i giorni, sino alla fine dei secoli: l’Eucaristia costituisce la continuazione dell’incarnazione». Mons. Andrea aggiunge, nella sua meditazione, che «l’Eucaristia, in un certo modo, presenta qualche cosa di più: è l’incarnazione del Signore in ognuno di coloro che credono in Lui e si cibano della sua carne e del suo sangue». Dunque, «noi siamo fatti membra di Cristo. Di più, noi siamo Cristo. In questo tutto è grazia, soltanto grazia». Il Vescovo affida ai presbiteri e ai presenti alla liturgia eucaristica tre eventi che la Diocesi sta vivendo. Il primo è l’arrivo, «nel nome del Signore, del nuovo Vescovo Domenico». Come vivere questa attesa? «Con la contemplazione del dono della successione apostolica», precisa. E aggiunge: «Per noi il Vescovo Domenico non sarà un funzionario mandato dal Vaticano. È un apostolo, o meglio un successore degli apostoli. Lui stabilirà con tutti, ma soprattutto con noi sacerdoti, un legame sacramentale, occasione di rimessa a fuoco del nostro rapporto col Vescovo». Mons. Andrea fa notare che il Vescovo va accolto «anche come persona, con la sua storia, la sua cultura, il suo cuore, i suoi sentimenti». Un’altra indicazione: l’attesa va vissuta «nella tensione alla comunione, sempre di più». Il secondo avvenimento che la Diocesi ha vissuto nei primi mesi dell’anno, ed è attuale nei suoi effetti, è la Visita ad limina Apostolorum: «Vi ho portati tutti con me – afferma il Vescovo – nelle quattro Basiliche Maggiori, sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Lì ho confermato la mia e la vostra fede sulla roccia di Pietro. Ho consegnato la vita della nostra Chiesa (70 pagine di relazione!) con trepidazione e ho ricevuto incoraggiamento». Il terzo evento affidato alla Madonna delle Grazie è la Terza Giornata Eucaristica Diocesana, approfondimento degli ultimi due “verbi eucaristici” (“spezzare” e “dare”) e penultima tappa del Cammino Sinodale di quest’anno. «Guai a chi manca!» (Omelia nella Solennità del Venerdì Bello, Pennabilli, 15.3.2024).
Con grande sorpresa, quest’anno, il Vescovo Andrea, insieme alla Commissione diocesana di pastorale sociale, ha fatto partire l’invito alla Veglia per la Giornata della Donna, niente meno che attraverso la viva voce di… papa Francesco (resosi disponibile a registrare un messaggio per la Diocesi durante la Visita ad limina, ndr)! Il tema: «Donna e pace: quale contributo?». «Tutt’altro che uno slogan – precisa mons. Andrea –; è una domanda: come raccogliere la profezia di pace che scaturisce dai grembi delle donne? Una domanda aperta. Ci riguarda tutti». «La donna portatrice della vita – osserva –, oggi è quella che paga di più, con le sue lacrime, le sue sofferenze e i suoi “perché?”». Diverse le testimonianze che si sono susseguite nella serata: donne vittime della guerra, donne impegnate in prima linea, ma soprattutto «donne messaggere di pace, anzitutto col loro esserci, col loro “saper stare” in medias res» (Discorso in occasione della Veglia per la Giornata della Donna, Borgo Maggiore RSM, 7.3.2024).
«In ogni situazione di buio c’è una parola luminosissima, accecante: “Dio ha tanto amato il mondo”». Sono le parole di Gesù a Nicodemo, capo dei giudei, che andò da lui «di notte», alla ricerca del senso della vita. Con queste parole, il Vescovo Andrea si rivolge a chi si trova in un momento di oscurità, «per i più svariati motivi: diagnosi infauste, delusioni nella vita affettiva, dispiacere per i propri peccati, fatti della cronaca». Nella conversazione con Nicodemo, Gesù cita una celebre pagina della Bibbia, in cui gli ebrei, in cammino nel deserto, vedono il moltiplicarsi di serpenti velenosi nei pressi del loro accampamento. Il Vescovo attualizza il brano dando un nome ai “serpenti” che possono avvelenare la vita. «Si vorrebbero offrire al Signore – commenta – virtù, esperienze edificanti, cose belle e invece non si hanno che limiti, inconsistenze, peccati e difetti. Siamo invitati a non guardare noi stessi, a non mormorare e ad uscire da noi per guardare Gesù crocifisso e innalzato da terra». Poi, il Vescovo confida come fa lui nei momenti di buio: «Quando vivo dei fallimenti, cerco di non restare nella piaga, nella ferita, nel veleno, esco da quella situazione guardando il Crocifisso: “Gesù, sei tu il fallito”. Gesù in croce è il fallito». Possono arrivare anche i dubbi nella fede, talvolta anche «davanti al pane»: «Mio Dio, come puoi essere in questo pezzo di pane?». Il Vescovo ritiene che questi dubbi siano una grazia, «perché fanno fare uno scatto nella fede, permettono di uscire dall’abitudine». È capitato anche a Gesù sulla croce di sentirsi abbandonato dal Padre: «Gesù ha sentito nel suo cuore umano quello che provano quanti sono in ricerca». Allora possiamo dire: «Sei tu, Gesù, l’abbandonato» (Omelia nella IV domenica di Quaresima, Pennabilli, 25.2.2024).

Paola Galvani, aprile 2024