Il significato della parola “Eucaristia”

“Ringraziamento”: l’insondabile ricchezza del Sacramento

Domanda: Perché la celebrazione viene chiamata “Eucaristia”? (Mariangela)

I quattro verbi riassuntivi della cena di Emmaus (prendere, benedire, spezzare, dare) appaiono già in forme diverse nei quattro racconti dell’istituzione dell’Eucaristia. Gesù “prese il pane” (Mt 26,26; Mc 14,22; Lc 22,19; 1Cor 11,23), “recitò la benedizione” (Mt 26,26; Mc 14,22) o “rese grazie” (1Cor 11,24; Lc 22,19); “lo spezzò” (Mt, Mc, Lc, 1Cor 11,24); “lo diede” o “lo dava” (Mt, Mc, Lc). Nelle prime comunità cristiane il rito della frazione del pane, tipico della cena ebraica, è particolarmente carico di significato teologico in quanto “è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l’ultima Cena. Da questo gesto i discepoli lo riconosceranno dopo la sua Risurrezione, (Cf. Lc 24,13-35) e con tale espressione i primi cristiani designeranno le loro assemblee eucaristiche (Cf. At 2,42; At 2,46; At 20,7; At 2,11). In tal modo intendono significare che tutti coloro che mangiano dell’unico pane spezzato, Cristo, entrano in comunione con lui e formano in lui un solo corpo (Cf. 1Cor 10,16-17)” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1329). È un gesto che rimanda anche al sacrificio cruento che Gesù vivrà sulla croce, e che anticipa nel rito incruento durante l’ultima Cena, a significare la dimensione sacrificale dell’Eucaristia. Nel corso dei secoli, la celebrazione riceverà molti altri nomi, che esprimono l’insondabile ricchezza di questo sacramento. Così, l’azione di grazie diventerà l’altro nome di tutta la celebrazione: Eucaristia!
A metà del secondo secolo ce ne dà già testimonianza san Giustino che parla di “un lungo ringraziamento (eucaristia)” o della “preghiera eucaristica (cioè di ringraziamento)”. Riferendosi alla celebrazione, san Giustino afferma che “Questo cibo è da noi chiamato Eucaristia”. Inoltre precisa che “questo cibo non è preso come pane comune o come bevanda comune…, ma è carne e sangue di Gesù incarnato” (1 Apologia, 66).
Prima ancora di Giustino, Didachè, una piccola raccolta di insegnamenti attribuiti agli Apostoli della fine del I secolo, parla di “Preghiera eucaristica” e di “Ringraziamento” in riferimento alla celebrazione dei cristiani. Il Catechismo della Chiesa Cattolica raccoglie i diversi nominativi dell’Eucaristia nei numeri 1328-1332.
“Lo si chiama Eucaristia, perché è rendimento di grazie a Dio. I termini “eucharistein” (Lc 22,19; 1Cor 11,24) e “eulogein” (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che – soprattutto durante il pasto – proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione” (Catechismo della Chiesa Cattolica 1328).
Tutta questa ricchezza teologica del mistero eucaristico si esprime nel Messale Romano attuale in modo particolare nelle decine di Prefazi e nelle varie Preghiere Eucaristiche attraverso i quali rendiamo grazie (benediciamo) a Dio per la sua opera d’amore gratuito che ha creato, che accompagna e salva l’umanità intera per mezzo di Gesù Cristo e che continua a santificare nella potenza dello Spirito Santo. Nel Prefazio “il sacerdote, a nome di tutto il popolo santo, glorifica Dio Padre e gli rende grazie per tutta l’opera della salvezza o per qualche suo aspetto particolare, a seconda della diversità del giorno, della festa o del Tempo” (OGMR, 79).
La Preghiera Eucaristica rappresenta il “vertice della fede orante della Chiesa” (OGMR 6). “Il significato di questa preghiera è che tutta l’assemblea dei fedeli si unisce insieme con Cristo nel magnificare le grandi opere di Dio e nell’offrire il sacrificio” (OGMR 78).

don Raymond Nkindji Samuangala, febbraio 2024
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti