Intelligenza artificiale: vizi e virtù

Giornata della Pace e Anno della Preghiera

Il tema della Giornata Mondiale della Pace, celebrata il primo giorno dell’anno, ha visto come tema l’intelligenza artificiale. Essa, come frutto dell’intelligenza umana, «è espressione della dignità donataci dal Creatore, che ci ha fatti a sua immagine e somiglianza e ci ha messo in grado di rispondere al suo amore attraverso la libertà e la conoscenza». Mette in guardia il Papa: «i risultati che si conseguono, proprio in quanto frutto di approcci specificamente umani al mondo circostante, hanno sempre una dimensione etica, strettamente legata alle decisioni di chi progetta la sperimentazione e indirizza la produzione verso particolari obiettivi. Non possiamo infatti presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli. Tale risultato positivo sarà possibile solo se ci dimostreremo capaci di agire in modo responsabile. L’intelligenza artificiale – fa notare il Santo Padre – dovrebbe essere al servizio del migliore potenziale umano e delle nostre più alte aspirazioni, non in competizione con essi. La ricerca sulle tecnologie emergenti nel settore dei cosiddetti “sistemi d’arma autonomi letali”, incluso l’utilizzo bellico dell’intelligenza artificiale, è un grave motivo di preoccupazione etica, in quanto i sistemi d’arma autonomi non potranno mai essere soggetti moralmente responsabili. Abbiamo perciò il dovere di allargare lo sguardo e di orientare la ricerca tecnico-scientifica al perseguimento della pace e del bene comune, al servizio dello sviluppo integrale dell’uomo e della comunità». Termina infine invitando «la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme» (Messaggio del 1 gennaio).
Il Pontefice affida il nuovo anno alla Madre di Dio, invitandoci a consacrarle le nostre vite. «Lei, con tenerezza, saprà dischiuderne la pienezza. Perchè ci condurrà a Gesù, Colui che è la pienezza del tempo». Sottolinea poi che «accogliere nella propria vita la Madre non è una scelta di devozione, ma è un’esigenza di fede: “Se vogliamo essere cristiani, dobbiamo essere mariani” (san Paolo VI), cioè figli di Maria» (Santa Messa, 1 gennaio).
In occasione dell’incontro con le Sentinelle della Santa Famiglia invita dunque a «incarnare – nella preghiera e nelle opere – la tenerezza di Maria per la Chiesa e per il mondo» (11 gennaio).
Si è aperto un nuovo ciclo di catechesi sul tema dei vizi e delle virtù, «partendo proprio dall’inizio della Bibbia, là dove il libro della Genesi, attraverso il racconto dei progenitori, presenta la dinamica del male e della tentazione». Con esso «la Bibbia ci spiega che il male non inizia nell’uomo in modo clamoroso, quando un atto è ormai manifesto, ma molto prima, quando si comincia a intrattenersi con esso. Con il diavolo – esorta con forza il Papa – non si dialoga. Mai! Non si deve discutere mai. Gesù mai ha dialogato con il diavolo, lo ha cacciato via. Perché se il male mette radici in noi, allora prende il nome di vizio». Per questo «dobbiamo chiedere la grazia di imparare a custodire il cuore» (Udienza generale, 27 dicembre).
«La vita cristiana – ricorda il Papa – esige un continuo combattimento: bisogna custodire la lucidità interiore per scegliere la strada che ci conduce davvero alla felicità, e poi impegnarsi per non fermarsi lungo il cammino. Perciò è importante riflettere sui vizi e sulle virtù: ci aiuta a vincere la cultura nichilista in cui i contorni tra il bene e il male rimangono sfumati e, al contempo, ci ricorda che l’essere umano, a differenza di ogni altra creatura, può sempre trascendere sé stesso, aprendosi a Dio e camminando verso la santità» (Udienza generale, 3 gennaio).
Siamo dunque invitati a prendere in esame il primo vizio, quello della gola. «Esso è un vizio che si innesta proprio in una nostra necessità vitale, come l’alimentazione. Siamo fatti per essere uomini e donne “eucaristici”, capaci di ringraziamento, discreti nell’uso della terra. Chiediamo al Signore che ci aiuti nella strada della sobrietà, e che le varie forme di gola non si impadroniscano della nostra vita» (Udienza generale, 10 gennaio).
Abbiamo poi celebrato la Domenica della Parola, nella quale il Papa ha annunciato anche l’inizio dell’Anno della preghiera, «un anno cioè dedicato a riscoprire il grande valore e l’assoluto bisogno della preghiera nella vita personale, nella vita della Chiesa e del mondo» (Angelus, 21 gennaio), esortando a non dimenticare «le due dimensioni fondanti della preghiera cristiana: l’ascolto della Parola e l’adorazione del Signore. Mentre infatti si dicono e leggono in continuazione parole sulla Chiesa, la Domenica della Parola ci aiuta a riscoprire la Parola di vita che risuona nella Chiesa». Esorta il Papa: «Ritorniamo alle sorgenti per offrire al mondo l’acqua viva che non trova!» (Santa Messa, 21 gennaio).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, febbraio 2024