La Veglia Pasquale e il precetto

Momento irrinunciabile per un cristiano

Domanda: Perché la Veglia Pasquale non è di precetto pur essendo il momento liturgico più centrale e importante dell’anno? (Paola)

Nel motivare il precetto ecclesiale della domenica Papa san Giovanni Paolo II scrive che “Quest’obbligo di coscienza, fondato in una esigenza interiore che i cristiani dei primi secoli sentivano con tanta forza, la Chiesa non ha cessato di affermarlo, anche se dapprima non ha ritenuto necessario prescriverlo. Solo più tardi, davanti alla tiepidezza o alla negligenza di alcuni, ha dovuto esplicitare il dovere di partecipare alla Messa domenicale…” (Dies Domini, 47).
Il motivo di questo “obbligo di coscienza” si comprende se si considera la rilevanza che la domenica ha per la vita cristiana: è il “Giorno del Signore” risorto (Dies Domini); giorno della nuova creazione; l’ottavo giorno, figura dell’eternità; giorno di Cristo luce; giorno del dono dello Spirito Santo; giorno della fede; giorno della Chiesa; giorno della speranza; giorno della festa (eucaristia); giorno della missione; giorno dell’uomo (dies hominis) in quanto giorno di gioia, riposo e solidarietà. Insomma, la domenica è il giorno dei giorni (dies dierum, cf. nn. 74-80). Un giorno irrinunciabile!
“Si comprende allora perché, anche nel contesto delle difficoltà del nostro tempo, l’identità di questo giorno debba essere salvaguardata e soprattutto profondamente vissuta” (Dies Domini, 30).
Quanto viene affermato dal santo Papa circa la domenica lo è ancora di più della Veglia Pasquale. Infatti, essa viene definita «la madre di tutte le sante veglie» (Cerimoniale dei Vescovi, 332)nella quale la Chiesa aspetta vegliando la risurrezione del Signore, ela celebra con i sacramenti della iniziazione cristiana o la rinnovazione delle promesse battesimali. È la celebrazione “la più importantee la più nobile di tutte le solennità dell’anno liturgico” (CdV, 334; cf. anche MR) e “la Messa della veglia è la Messa pasquale della domenica di risurrezione” (CdV, 335).
“La Messa della Veglia, anche se si celebra prima della mezzanotte, è la Messa pasquale della domenica di Risurrezione” (MR). È dunque una notte unica durante la quale, “dopo il lucernario e il preconio pasquale (che costituiscono la prima parte di questa Veglia), la santa Chiesa medita le meraviglie che il Signore Dio fece fin dall’inizio per il suo popolo, confidando nella sua parola e nella sua promessa (seconda parte o Liturgia della Parola), fino al momento in cui, avvicinandosi il giorno della risurrezione, con i nuovi membri rigenerati nel Battesimo [oppure con la rinnovazione delle promesse battesimali di chi è già rigenerato] (terza parte), viene invitata alla mensa che il Signore ha preparato per il suo popolo, memoriale della sua morte e risurrezione, finché egli venga (quarta parte)” (MR).
Più precetto di così! Ogni cristiano, che ha capito e che è consapevole della necessità di vivere pienamente la propria fede non avrebbe bisogno che venisse prescritto ufficialmente il precetto della Veglia Pasquale per sentirne “l’obbligo di coscienza” partecipativo. Parafrasando san Giovanni Paolo II si può dire che difronte a quanto precede, “anche nel contesto delle difficoltà del nostro tempo, della tiepidezza o della negligenza” di molti, l’identità di questa notte debba essere non solo salvaguardata ma soprattutto profondamente vissuta da ogni battezzato.

don Raymond Nkindji Samuangala, giugno 2023
Assistente collaboratore Ufficio diocesano
per la Liturgia e i Ministri Istituiti