“Non abbiate paura della piccolezza!”

Viaggio Apostolico in Mongolia

Ripercorriamo le tappe del Viaggio Apostolico di Sua Santità Francesco in Mongolia, avvenuto fra il 31 agosto e il 4 settembre. «Gustate e vedete com’è buono il Signore» , ha esortato il Papa con le parole del Salmo 34. «Perchè la gioia e la bontà del Signore non sono qualcosa di passeggero, ma rimangono dentro, danno gusto alla vita e fanno vedere le cose in modo nuovo». Perciò, in occasione del discorso tenuto a vescovi e religiosi, ha invitato ad «assaporare il gusto della fede in questa terra facendo anzitutto memoria di storie e di volti, di vite spese per il Vangelo. Alle esperienze del primo millennio, segnate dal movimento evangelizzatore di tradizione siriaca diffusosi lungo la via della seta, è seguito un considerevole impegno missionario. Intorno al 1310, Giovanni da Montecorvino fu nominato primo Vescovo di Khān Bālīq. Fu proprio lui a fornire la prima traduzione in lingua mongola del libro dei Salmi e del Nuovo Testamento. Questa grande storia di passione per il Vangelo fu poi ripresa in modo straordinario nel 1992 Con l’arrivo dei primi missionari della Congregazione del Cuore Immacolato di Maria, a cui si sono aggiunti rappresentanti di altri istituti». Ha poi aggiunto: «Il linguaggio di Dio, tante volte, è un sussurro lento, che prende il suo tempo; Egli parla così». «In questi trentun anni di presenza in Mongolia avete dato vita a una molteplice varietà di iniziative caritative. È come il vostro biglietto da visita, che vi ha resi rispettati e stimati. Vi incoraggio a proseguire su questa strada. Al tempo stesso vi invito a tornare sempre e di nuovo a quello sguardo originario da cui tutto è nato. Senza di esso, infatti, le forze vengono meno e l’impegno pastorale rischia di diventare sterile erogazione di servizi. Invece, rimanendo a contatto con il volto di Cristo, scrutandolo nelle Scritture e contemplandolo in silenzio adorante davanti al tabernacolo, lo riconoscerete nel volto di quanti servite e vi sentirete trasportati da un’intima gioia, che anche nelle difficoltà lascia la pace nel cuore. Di questo c’è bisogno, oggi e sempre: non di persone indaffarate e distratte che portano avanti progetti, no: il cristiano è colui che è capace di adorare, adorare in silenzio. E poi, da questa adorazione scaturisce l’attività. Occorre tornare alla fonte, al volto di Gesù, alla sua presenza da gustare: è Lui il nostro tesoro, la perla preziosa per la quale vale la pena spendere tutto». Il Santo Padre esorta dunque «a vedere nel Vescovo non un manager, ma l’immagine viva di Cristo buon Pastore che raduna e guida il suo popolo. L’unità nella Chiesa non è questione di ordine e di rispetto, e nemmeno una buona strategia per “fare squadra”; è questione di fede e di amore al Signore, è fedeltà a Lui». Sottolinea poi come, «in questo cammino, avete un sostegno sicuro: la nostra Madre celeste, che ha voluto darvi un segno tangibile della sua presenza discreta e premurosa lasciando che si trovasse una sua effigie in una discarica, così che dallo sporco della spazzatura è emersa la purezza della Santa Madre di Dio, la Madre del Cielo. Dio ama la piccolezza e ama compiere grandi cose attraverso la piccolezza, come Maria testimonia. Fratelli, sorelle, – esorta il Papa – non abbiate paura dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Non è questa la strada di Dio. Guardiamo a Maria, che nella sua piccolezza è più vasta del cielo, perchè ha ospitato in sè Colui che i cieli e i cieli dei cieli non possono contenere» (Mongolia, 2 settembre).
In occasione dell’incontro ecumenico, il Santo Padre ha poi sottolineato il vocabolo armonia, «parola dal sapore tipicamente asiatico. Essa infatti è quel particolare rapporto che si viene a creare tra realtà diverse, senza sovrapporle e omologarle, ma nel rispetto delle differenze e a beneficio del vivere comune. Armonia è forse il sinonimo più appropriato di bellezza». Si è detto poi particolarmente affascinato dalle «dimore tradizionali – la ger – attraverso cui il popolo mongolo rivela una sapienza sedimentata in millenni di storia. La dimensione spirituale di questa dimora è rappresentata infatti dalla sua apertura verso l’alto, con un solo punto dal quale entra la luce, nella forma di un lucernario a spicchi. Così, l’interno diventa una grande meridiana» (Mongolia, 3 settembre).
Nella Messa conclusiva il Pontefice ha esortato: «Nei deserti della vita e nella fatica di essere una comunità piccola, il Signore non vi fa mancare l’acqua della sua Parola, specialmente attraverso i predicatori e i missionari che, unti dallo Spirito Santo, ne seminano la bellezza» (3 settembre).
In occasione dell’Angelus e delle ultime Udienze il Papa ha ricordato infine alcune figure di santi del secolo scorso, presentandoli come fari per la nostra vita: il Beato José Gregorio Hernández Cisneros, medico venezuelano, ed i martiri Giuseppe e Vittoria Ulma con i loro 7 bambini (di cui uno ancora nel grembo materno), sterminati dai nazisti.

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, ottobre 2023