Santità e zelo apostolico

I santi ci insegnano la missione

Ripercorriamo le ultime udienze papali, incentrate sul tema dell’evangelizzazione, in cui il Santo Padre ha proposto esempi di Santi che hanno vissuto lo zelo apostolico in modo esemplare. Anzitutto san Francesco Saverio, patrono delle missioni. Egli, nato in Spagna del 1506, «va a studiare a Parigi e lì incontra Ignazio di Loyola. Si fa gesuita, poi diventa sacerdote, e va a evangelizzare, inviato in Oriente. Arrivato a Goa, in India, durante una preghiera notturna presso la tomba dell’apostolo san Bartolomeo, sente di dover andare oltre. Salpa dunque per le Molucche, le isole più lontane dell’arcipelago indonesiano. Qui mette in versi il catechismo nella lingua locale e insegna il catechismo cantandolo. Si dirige poi in Giappone e da lì – dopo tre anni durissimi per il clima, le opposizioni e l’ignoranza della lingua – decide di andare in Cina. Ma il suo disegno fallisce: egli muore alle porte della Cina, sulla piccola isola di Sancian, aspettando invano di poter sbarcare sulla terraferma. Il 3 dicembre 1552, muore in totale abbandono, solo un cinese è accanto a lui a vegliarlo. La sua attività intensissima è stata sempre unita alla preghiera, all’unione con Dio. Non lasciò la preghiera mai, perché sapeva che lì c’era la forza. L’amore di Cristo è stato la forza che lo ha spinto sino ai confini più lontani, con fatiche e pericoli continui, superando insuccessi, delusioni e scoraggiamenti, anzi, dandogli consolazione e gioia nel seguirlo e servirlo fino alla fine» (Udienza generale, 17 maggio).
Il Papa ha presentato poi la figura di sant’Andrea Ki Tae-gon, «martire e primo sacerdote coreano, anche se l’evangelizzazione della Corea è stata fatta dai laici». Infatti, «stante il contesto fortemente intimidatorio, il Santo era costretto ad accostare i cristiani in una forma non manifesta, ponendo di nascosto la domanda: “Tu sei discepolo di Gesù?”. Per Andrea Kim era questa l’espressione che riassumeva tutta l’identità del cristiano» (Udienza generale, 24 maggio).
Guardiamo poi al venerabile Matteo Ricci, anch’egli Gesuita. Uomo di grande scienza e cultura, riuscì ad entrare in Cina, «seguendo sempre la via del dialogo e dell’amicizia con tutte le persone che incontrava, e questo gli ha aperto molte porte per l’annuncio della fede cristiana». Allo stesso tempo, «la credibilità ottenuta con il dialogo scientifico gli dava autorevolezza per proporre la verità della fede e della morale cristiana» (Udienza generale, 31 maggio)
Il Santo Padre ci presenta infine santa Teresa di Gesù Bambino, anch’essa patrona delle missioni. «Nacque 150 anni fa. Era una monaca carmelitana e la sua vita fu all’insegna della piccolezza e della debolezza: lei stessa si definiva “un piccolo granello di sabbia”. Di salute cagionevole, morì a soli 24 anni. Ma se il suo corpo era infermo, il suo cuore era vibrante, era missionario. Nel suo “diario” racconta che essere missionaria era il suo desiderio e che voleva esserlo non solo per qualche anno, ma per tutta la vita, anzi fino alla fine del mondo. Teresa fu “sorella spirituale” di diversi missionari. Senza apparire intercedeva per le missioni, come un motore che, nascosto, dà a un veicolo la forza per andare avanti. Tuttavia dalle sorelle monache spesso non fu capita: ebbe da loro “più spine che rose”, ma accettò tutto con amore, con pazienza, offrendo, insieme alla malattia, anche i giudizi e le incomprensioni. E lo fece con gioia, lo fece per i bisogni della Chiesa, perché, come diceva, fossero sparse “rose su tutti”, soprattutto sui più lontani. Ecco – sottolinea il Papa – il motore della missione. Missionario infatti è chiunque vive, dove si trova, come strumento dell’amore di Dio; è chi fa di tutto perché, attraverso la sua testimonianza, la sua preghiera, la sua intercessione, Gesù passi. Alla Chiesa, prima di tanti mezzi, metodi e strutture, che a volte distolgono dall’essenziale, occorrono cuori come quello di Teresa, cuori che attirano all’amore e avvicinano a Dio» (Udienza generale, 7 giugno).
Ricordiamo infine che il 23 luglio si svolgerà la Giornata dei nonni, desiderata fortemente dal Santo Padre. Quest’anno coincide quasi con l’inizio della Giornata Mondiale della Gioventù a Lisbona. «Entrambe avranno come tema la “fretta” di Maria nel visitare Elisabetta. Lo Spirito Santo – sottolinea il Papa – benedice e accompagna ogni fecondo incontro tra generazioni diverse. Il cammino di Maria e l’accoglienza di Elisabetta aprono infatti le porte al manifestarsi della salvezza: attraverso il loro abbraccio la sua misericordia irrompe con gioiosa mitezza nella storia umana. A voi anziani – esorta il Santo Padre – chiedo di accompagnare con la preghiera i giovani che stanno per celebrare la GMG. Quei ragazzi sono la risposta di Dio alle vostre richieste, il frutto di quel che avete seminato, il segno che Dio non abbandona il suo popolo, ma sempre lo ringiovanisce con la fantasia dello Spirito Santo» (III Giornata Mondiale dei nonni).

Monache dell’Adorazione Perpetua
Pietrarubbia, luglio-agosto 2023