Un “SÌ” per costruire la comunità

La ricerca vocazionale non finisce mai

«Ogni mattoncino è un “sì” che abbiamo cercato, che cerchiamo e che cercheremo di vivere: siamo costruttori di comunità, ognuno per la sua parte». Con queste parole il Vescovo Andrea commenta il gesto con cui i partecipanti alla Veglia diocesana di preghiera per le Vocazioni hanno applicato una tessera sul cantiere in costruzione di una comunità stilizzata su un grande pannello di legno. Il Vescovo ha lasciato tre “pensieri-flash”. Scherzosamente ha detto che, se fosse diventato Papa, avrebbe introdotto «una nuova festa del calibro del Natale o dell’Assunzione di Maria: la festa della Divina Rivelazione», per sottolineare che «Dio parla, parla anche col suo silenzio». Uno dei frutti del Cammino Sinodale è la “trasformazione” degli incontri diocesani in momenti sinodali. Secondo questo intento, quest’anno la Veglia, iniziata con una cascata di canti a tema vocazionale, ha visto un momento di suddivisione in gruppi per il confronto sulla domanda: «Come si incontra il Signore?». «Nel mio gruppo sinodale – confida il Vescovo – è emerso che Dio parla nei modi più impensati, spesso nella fragilità e nella sofferenza». A chi è in ricerca vocazionale, «una ricerca che non finisce mai, perché capitano sempre periodi in cui si devono prendere posizioni», mons. Andrea attesta che «la vocazione più grande di tutte è la vocazione ad essere figli di Dio». «Se abbracci questa vocazione – precisa – tutte le altre diventano relative». Utilizzando la metafora della bussola che indica sempre il Nord, salvo rimanere indifferente (libera) quando ci si trova al Polo Nord, il Vescovo spiega che «la vera libertà consente di fare quello che vuole il Signore, pur con la nostra umanità. Fondamentale è fare la scelta di Dio». Infine, l’invito ad «essere “costruttori di comunità” in ogni luogo, laddove ci chiama la vita, dove il Signore ci manda» (Intervento alla Veglia diocesana di preghiera per le Vocazioni, Valdragone RSM, 28.4.2023).
«La comunità è un cantiere: c’è bisogno di manodopera». Mons. Andrea fa notare che «la comunione ci è stata donata, è costitutiva del nostro essere, perché siamo stati creati “ad immagine di Dio” che è Trinità di Persone in relazione fra loro». La «chiamata alla comunione, in concreto, storicamente, si traduce nella comunità». «Costruire la comunità – aggiunge – è impegnativo, perché ognuno di noi ha la sua individualità, il suo carattere, la sua storia, la sua cultura. Siamo in cammino!».
Sabato 27 maggio si terrà l’Assemblea diocesana di verifica. È consuetudine chiamarla “pomeriggio del Magnificat”, perché si condividerà quello che il Signore ha fatto in noi. Puntualizza il Vescovo: «Nell’Assemblea diocesana non parleremo di noi, anche se parleremo di esperienze vissute nelle nostre comunità, perché le riferiremo come opere che ha compiuto il Signore attraverso noi» (Intervento al Convegno Caritas, Novafeltria, 23.4.2023).
In questi primi giorni di maggio non si fa che parlare del nuovo Decreto sul lavoro varato dal governo italiano. In occasione del 1° maggio il Vescovo ha invitato ad una riflessione profonda sui motivi per cui si fa festa al lavoro: «Il lavoro, benché costi fatica e sudore, ancorché debba misurarsi con la resistenza che gli fa la natura, nonostante l’attrito della materia che non si lascia piegare facilmente, è per l’uomo possibilità di trasformazione del mondo, di modificazione della realtà, di esplorazione in ogni campo». «Proprio nel lavoro, nell’iniziativa, nell’impresa – continua – l’uomo esprime uno dei profili che lo rendono “a somiglianza di Dio”, gran lavoratore: Dio è sempre all’opera!». Per questo invita a coglierne, oltre alla necessità e utilità, la bellezza. «Perfino i bambini – commenta – quando giocano fanno mestieri: conosco bambini camionisti straordinari e… bambini che giocano a fare il prete! Conosco anche uomini e donne che lavorano con tanta passione: il loro lavoro sembra un gioco». Mons. Andrea ravvisa che «una delle piaghe più gravi della società è la mancanza di lavoro». «È calata la disoccupazione (secondo dati recenti) – constata – ma si tratta di un lavoro inclusivo e sicuro?». E conclude: «Vorremmo che questo 1° maggio parlasse davvero a tutti e dicesse la verità: una Festa del Lavoro è davvero tale solo se si accresce il grado di dignità delle persone, se si accompagna con strumenti solidali chi non ce la fa, se non ci si arrende ad un’occupazione povera e precaria» (Omelia nella Festa di San Giuseppe Lavoratore, Gualdicciolo RSM, 1.5.2023).
Il prossimo anno pastorale «lo sguardo, il cuore, la speranza saranno rivolti al sacramento che è sorgente della vita cristiana ed è fonte e culmine: l’Eucaristia». I Consigli diocesani stanno iniziando a preparare il Programma Pastorale 2023/24, o meglio a «mettersi in ascolto di ciò che lo Spirito dice alla Chiesa di San Marino-Montefeltro». «La comunione sacramentale (fare la Comunione) – afferma mons. Andrea – esige, postula, provoca l’essere in comunione». Occorre «essere in comunione nella Chiesa (con il papa, i vescovi e il popolo santo di Dio)» e «nel superamento dell’intimismo». Il Vescovo esorta a non «perdere di vista la dimensione di corpo mistico: io ricevo Gesù nell’Eucaristia, ma faccio comunione con l’intero suo corpo (la comunità), pertanto l’Eucaristia unisce, purifica, dà slancio alla carità». Inoltre, mette in evidenza che «quel Pane è un programma di verità e di vita: dal sapere e dal sapore dell’Eucaristia derivano gli atteggiamenti e le scelte pastorali che ci guideranno nel prossimo anno» (Consiglio Pastorale Diocesano, Pennabilli, 26.4.2023).

Paola Galvani, maggio 2023