GMG: il “chiasso” della gioia cristiana (Settembre 2016)

Il Papa ai giovani: attivi e responsabili contro quietisti e “venditori di fumo”

Nel panorama europeo estivo, sconvolto dalle urla delle vittime dei “brutali attacchi terroristici” (Preghiera per la pace e la difesa dalla violenza e dal terrorismo, 30.07), s’innalzano le voci, i canti e i silenzi della Chiesa giovane mondiale riunita in Polonia per la XXXI GMG. “Il più piccolo dei semi che germoglia e cresce” (1050° Anniversario Battesimo della Polonia, 28.07) non fa rumore quanto un albero che cade, è vero, eppure ricrea la vita. Fra i primi gesti compiuti in Polonia, il Papa ha scelto di visitare in assoluto silenzio l’ex campo di sterminio nazista di Auschwitz: nel passo sofferente ma deciso del Papa che ripercorre muto questo luogo simbolo di violenza inaudita dell’uomo sull’uomo, c’è tutta la Chiesa di ieri e di oggi, che semina con speranza indistruttibile grano in mezzo alla zizzania. “In quel silenzio ho ascoltato, ho sentito la presenza di tutte le anime che sono passate di là; ho sentito la compassione, la misericordia di Dio, che alcune anime sante hanno saputo portare anche in quell’abisso… ho pensato subito alle crudeltà di oggi, che sono simili… dappertutto nel mondo; questo mondo che è malato di crudeltà, di dolore, di guerra, di odio, di tristezza” (Udienza generale, 03.08).
Già nel Documento rivolto alle claustrali (Vultum Dei quaerere, 22.07), e poi salutando i giovani cubani riuniti a La Avana per seguire a distanza la GMG polacca, il Papa ha ricordato che la ricerca del volto di Dio in questa vita è segnata dallo “scandalo della croce”, a partire dalle piccole cose, da un rapporto difficile, da un’obbedienza che costa, da una quotidianità che sfugge al nostro controllo e ai nostri programmi, per arrivare al male che sembra prendere piede e togliere fiato al bene.
Come San Tommaso (Ai consacrati, 30.07) siamo tentati di non credere alla presenza di Cristo risorto, ma “Gesù gli mostra le sue piaghe gloriose, gli fa toccare con mano l’infinita tenerezza di Dio, i segni vivi di quanto ha patito per amore degli uomini”. E proprio “la vicenda storica della Polonia” è l’emblema di questa speranza: “dopo le tempeste e le oscurità, il vostro popolo, ristabilito nella sua dignità, ha potuto cantare, come gli ebrei al ritorno da Babilonia: «Ci sembrava di sognare. […] la nostra bocca si riempì di sorriso, la nostra lingua di gioia» (Sal 126,1-2)”: per questo la Polonia, cattolica al 97 per cento (cfr. dati forniti dalla Santa Sede prima della GMG) in un’Europa dimentica delle sue autentiche radici, è luogo di crescita della “solidarietà verso coloro che sono privati dei loro fondamentali diritti, tra i quali quello di professare in libertà e sicurezza la propria fede” e di tutela della vita “dal concepimento alla morte naturale”. Se la Polonia è un emblema di forza e di perseveranza nella fede per il nostro tempo, San Giovanni Paolo II, ideatore e promotore delle Giornate Mondiali della Gioventù, riassume nella sua persona la risposta alla storia travagliata di questo Paese e del nostro continente: “Egli amava parlare dell’Europa che respira con i suoi due polmoni [cristiani d’Oriente e d’Occidente; ndr]: il sogno di un nuovo umanesimo europeo è animato… dalla comune civiltà che trova nel cristianesimo le sue radici più solide. La coscienza dell’identità, libera da complessi di superiorità, è indispensabile per organizzare una comunità nazionale… Non può esistere dialogo se ciascuno non parte dalla propria identità”(Alle Autorità, 26.07). Questo ricco patrimonio di fede e di cultura va consegnato nelle mani dei giovani: “Voi fate il vostro dovere, che è fare chiasso tutta la notte… e far vedere la vostra gioia cristiana, la gioia che il Signore vi dà di essere una comunità che segue Gesù” (Saluto, 27.07). “Quando Gesù tocca il cuore di un giovane, di una giovane, questi sono capaci di azioni veramente grandiose… È stimolante, sentirli condividere i loro sogni, le loro domande e il loro desiderio di opporsi a tutti coloro che dicono che le cose non possono cambiare. Quelli che io chiamo i «quietisti»…” (28.07). Il Papa invita anche a guardare ai coetanei “che perdono gli anni belli della loro vita e le loro energie correndo dietro a venditori di false illusioni…di «fumo»… che vi rubano il meglio di voi stessi” (Accoglienza, 28.07). “Per essere pieni, per avere una vita rinnovata, c’è una risposta che non si vende, … che non si compra, … che non è una cosa, che non è un oggetto, è una persona, si chiama Gesù Cristo”. Con lui vinciamo “la paura e l’angoscia che nascono dal sapere che uscendo di casa uno può non rivedere più i suoi cari, la paura di non sentirsi apprezzato e amato, la paura di non avere altre opportunità”, come testimoniato da alcuni ragazzi presenti. “Gesù non ama le strade percorse a metà, le porte lasciate socchiuse, le vite a doppio binario. Chiede di mettersi in cammino leggeri, di uscire rinunciando alle proprie sicurezze, saldi solo in Lui” (Veglia, 30.07).

Monache dell’Adorazione Eucaristica – Pietrarubbia